Israele si è fermato in un rispettoso silenzio per due minuti. Come ogni anno, infatti, lo Stato ebraico ha ricordato i suoi caduti in guerra o a causa del terrorismo nella ricorrenza dello Yom HaZikaron.
Come ogni anno dal 1860 a oggi, il quarto giorno del mese di Iyar è dedicato a chi ha perso la vita sul campo o per mano della ferocia terrorista, a tutti i combattenti in difesa delle comunità ebraiche in Terra d’Israele prima della nascita dello Stato, i caduti della Legione Ebraica, della Brigata Ebraica, i membri dei servizi di sicurezza Shin Bet e Mossad, della polizia e del servizio carcerario.
Secondo i dati diffusi dal Ministero della Difesa, nell’ultimo anno sono stati uccisi 56 soldati e agenti di sicurezza in servizio, mentre altri 84 veterani sono deceduti per le conseguenze di lungo periodo di ferite e invalidità riportate durante il servizio, facendo salire il numero totale delle vittime a 24.068 (lo scorso anno erano 23.928).
Il premier Naftali Bennett in una cerimonia svoltasi nel cimitero del Monte Herzl a Gerusalemme ha affermato:
“La Giornata dei caduti è per noi una giornata sacra. Violenza e terrorismo non sono un fenomeno naturale a cui Israele possa rassegnarsi. Noi colpiremo chi ci colpisce direttamente e anche quanti li abbiano inviati in missione. Per i mandanti non ci può essere alcuna immunità, anche se si trovano a mille chilometri da est da qua”.
Yom HaZikaron (Giorno del Ricordo) è una delle quattro nuove festività aggiunte al calendario nazionale ebraico, dalla creazione di Israele, oltre a Yom HaShoah (che ricorda gli eroi dell’Olocausto e il giorno dei martiri), Yom Yerushalayim (Giorno di Gerusalemme) e Yom Haatzmaut (Indipendenza).
Proprio la festa dell’Indipendenza d’Israele si festeggia il giorno successivo a Yom HaZikaron, rendendo così lo Stato ebraico l’unico paese al mondo a celebrare le due ricorrenze nello spazio di poche ore.
Due ricorrenze che quest’anno avranno un legame ancora più forte dopo la decisione di cancellare, in diverse città israeliane, gli spettacoli pirotecnici in segno di rispetto ai veterani affetti da disturbo da stress post-traumatico.
Il ministro della Cultura Chili Tropper ne ha spiegato il motivo:
“Per la maggior parte degli israeliani i fuochi d’artificio forse sono una bella immagine nel cielo, ma per gli ex combattenti che soffrono di PTSD è il suono di spari e battaglie”.
Perché Israele non abbandona i suoi figli. Perché Israele non lascia indietro nessuno.