Alle 11 di questa mattina Israele si è fermato. Come ogni anno in questo giorno – Yom Hazikaron – lo Stato ebraico ha ricordato i suoi caduti in guerra e per terrorismo al suono delle sirene.
Secondo i dati del Ministero della Difesa, sono 42 gli israeliani morti in servizio nell’ultimo anno, mentre altri 33 sono venuti a mancare in seguito a gravi patologie subite negli anni precedenti.
In totale, lo Stato d’Israele ha reso omaggio a 23.816 militari, agenti di polizia e dei servizi di sicurezza morti dal 1860 a oggi, prima e dopo la sua nascita.
Oltre ai soldati, Yom Hazikaron è dedicato alla memoria delle 3.153 vittime del terrorismo, delle quali tre negli ultimi dodici mesi e i membri della Brigata Ebraica che prestarono volontariamente servizio nell’ambito dell’esercito del Regno Unito nel corso del secondo conflitto mondiale.
Lo Yom Hazikaron 2020 è stato caratterizzato dalle restrizioni dovute alla pandemia che da due mesi ha cambiato il nostro modo di vivere e il nostro modo di relazionarci.
Sul distanziamento sociale legato al virus, è intervenuto il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, Aviv Kochavi:
“La decisione di tenere chiusi cimiteri militari è dolorosa ma è giustificata ed è importante rispettarla. La distanza sociale non impedisce la nostra vicinanza e profonda empatia per il lutto, anche in questo momento speciale”.
Proprio il distanziamento sociale rende ancora più speciale l’unicità di Israele, il solo paese al mondo che un giorno rende omaggio ai suoi caduti e il giorno seguente festeggia la propria nascita (domani infatti sarà Yom Haatzmaut, giorno dell’Indipendenza di Israele).
Un segno di continuità e una forma di rispetto per un paese e un popolo che non potranno mai dimenticare la propria storia e tutti coloro che hanno contribuito a scriverla.