Yom haShoah: la vita oltre la morte. Per più di venti secoli il popolo ebraico è vissuto in mezzo agli altri popoli, cioè nella Diaspora che é parola greca che indica dispersione. La dispersione avvenuta mediante la deportazione degli ebrei dalla Terra promessa in tutti i paesi è considerata dalla Torah una forma di punizione, che doveva poi indurre al pentimento, in ebraico Teshuvà, cioè ritorno ai modelli originari.
Il fatto di essere stato costretto all’esilio, evento che per quanto negativo, viene anche considerato dai Maestri un’occasione per diffondere tra tutti i popoli della Terra gli insegnamenti fondamentali trasmessi dal Patriarca Abramo e i comandamenti trasmessi dal Signore a Mosè. A causa della deportazione gli ebrei sono stati costretti a spostarsi da un paese dove venivano perseguitati verso altri paesi più ospitali. Questo fenomeno, sempre esistito, si è moltiplicato prima e durante la Shoah a causa dell’occupazione nazista di molti paesi. Gli italiani che sono fuggiti dall’Italia dopo le leggi naziste e fasciste hanno solo cambiato paese di esilio.
Pur essendo un’esperienza negativa, l’esilio può essere trasformato in una grande opportunità. Questa è stata in definitiva la reazione degli ebrei: non piangersi addosso, ma cercare di dare un significato all’esistenza della Diaspora come fatto costitutivo dell’esistenza ebraica. Ricordo che esilio in ebraico si dice Golà, radice che ha tra i propri significati anche l’atto della rivelazione.
Dio stesso va in esilio con il popolo ebraico, ma ancora prima Dio stesso va in esilio per lasciare spazio all’uomo che lui stesso ha creato. Il popolo ebraico nasce in Egitto, terra di Esilio per gli ebrei, e questo aspetto diventa parte integrante del DNA del popolo ebraico. Molte persone e popoli sono state deportati, ma la generazione successiva ha dimenticato la propria origine e si è assimilata: Little Italy si è trasformato in un fatto folkloristico, senza un vero collegamento con la tradizione culturale italiana.
Dopo la Shoah lo scrittore Haim Hazaz scrive che ciò che manca agli altri popoli è proprio l’esperienza costitutiva dell’Esilio, l’essere stato perseguitato, trucidato e aver sofferto, essere stato costretto a fuggire ad andare da un paese all’altro. Scrive Hazaz che quando gli altri popoli faranno l’esperienza dell’esilio fino in fondo capiranno che i loro comportamenti e le leggi che li regolano sono ingiuste. Jean Jacques Rousseau scrive che la resistenza del popolo ebraico e le leggi che lo regolano, nonostante tutte le persecuzioni, è una dimostrazione che quelle antiche leggi mosaiche sono una difesa dei valori umani più elementari.
Massimo Recalcati scrive in un recente articolo su La Repubblica:
“La promessa di Gesù è l’esistenza di una Legge libera dal peso della Legge: è la promessa che rivela che quella della morte non è la sola Legge poiché esiste un’altra Legge, quella del desiderio, che libera la vita dalla paura della morte”.
I popoli europei, immersi nella cultura che si richiamava ai valori cristiani, hanno prodotto la Shoah, ultimo stadio delle persecuzioni quasi bimillenarie contro gli ebrei, hanno rifiutato la legge mosaica elementare “ama il tuo prossimo come te stesso, Io sono il Signore” (Levitico 19: 19). A quanto pare a nulla è valso il Concilio Vaticano II e quanto è accaduto successivamente.
A Massimo Recalcati che dimentica che la legge di Mosè predicava con l’amore la salvaguardia della vita suggerisco di leggere e studiare con attenzione quanto scriveva nel 1925 il reverendo R. Travers Herdford nel suo libro “I Farisei” pubblicato da Laterza. Potrebbe trarne qualche vantaggio…