Yom HaShoah ve a Ghevurà (eroismo) è il giorno del ricordo delle vittime dell’Olocausto. Venne istituzionalizzato in Israele nel 1959 con la legge firmata da David Ben-Gurion e Yitzhak Ben-Zvi, allora rispettivamente Primo ministro e presidente dello Stato ebraico.
Da quell’anno viene celebrato sempre nello stesso giorno, che nel calendario ebraico cade il 27 Nissan: l’unica variazione possibile si verifica esclusivamente se Yom HaShoah coincide con un sabato o con un giorno contiguo.
In un primo momento venne proposto il 15 dello stesso mese, che coincideva con l’anniversario della rivolta del ghetto di Varsavia, scartato perché nello stesso giorno si celebra la prima sera di Pesach (Pasqua ebraica).
Come ogni anno, anche questa mattina Israele si è fermato per ricordare i sei milioni di ebrei morti per mano della Germania nazista e dei suoi alleati. Alle ore 10 locali (11 in Italia), lo Stato ebraico è stato in silenzio per due minuti, in cui è suonata la sirena per rendere omaggio alle vittime.
.Ovunque si trovassero, gli israeliani si sono fermati. Uffici, scuole, negozi, in strada, autobus, automobili; tutti i cittadini hanno partecipato al rispettoso silenzio che si deve alla giornata.
Il paese intero ricorda Yom HaShoah con cerimonie di commemorazione, cominciate già ieri sera con quella principale al Museo della Shoah di Yad Vashem a Gerusalemme, in cui erano presenti il premier Benjamin Netanyahu e il presidente Reuven Rivlin e sono state accese sei Torce in ricordo degli ebrei uccisi.
Cosa deve rimanerci di Yom HaSHoah?
Dobbiamo portare con noi il ricordo di una barbarie disumana pertratta dagli uomini contro altri uomini. Ricordo che non deve rappresentare una litania, non deve seguire un’asettica partecipazione in nome di un presunto dovere.
Deve essere celebrata ogni anno, con sentimento, con quella voglia di ribellarsi a chi ancora oggi nega che l’esistenza e le reali proporzioni della Shoah.