Una nuova presentazione online sul sito Yad Vashem racconta le personali e particolari storie di cento soldati dell’ Armata Rossa dell’ Unione Sovietica, un lato poco conosciuto dell’ Olocausto.
“C’erano tra trecentomila e cinquecentomila ebrei nell’ Armata Rossa durante la guerra, e almeno centroquarantamila di questi sono stati uccisi” ha detto il dottor Arkadi Zeltser, che ha diretto il progetto con l’ aiuto di Yad Vashem e della Fondazione Blavatnik; il cui proprietario, Len Blavatnik, è il proprietario della Warner Music, nonché uno degli uomini più ricchi della Gran Bretagna. L’ obiettivo della presentazione, chiamata “Gli ebrei nell’ Armata Rossa”, è di raccontare le storie personali di alcuni dei soldati. “E’ difficile capire cosa provavano i soldati durante la guerra” ha spiegato Zeltser “Per noi, è importante dare loro l’ opportunità di raccontare le loro emozioni e sensazioni”.
La fondazione Yad Vashem ha cercato per un anno tra i documenti ufficiali, come le cartelle militari russe, e tra diari e lettere di civili. Hanno usato anche i racconti della guerra della stampa dell’ epoca, scritti in Yiddish, e i materiali pubblicati sui giornali dai gruppi anti-fascisti. I ricercatori, cercando materiale per la mostra, hanno confermato l’ identità ebraica di molti soldati; e non è stato un compito facile. Alcuni non sono stati identificati come ebrei nei documenti, come ad esempio un soldato che era figlio di un rabbino e aveva un fratello in una Yeshivà, istituzione ebraica che si occupa dello studio dei testi religiosi come la Torah o il Talmud, ma era stato schedato come un cittadino lituano. Sono state trovate testimonianze che raccontano sia di uomini che di donne. Gli uomini facevano parte della forza aerea, dei corpi corazzati o delle agenzie di intelligence. Le donne andavano a comporre il personale medico e si occupavano della propaganda contro i nazisti. Zeltser e il suo team si sono concentrati sul background ebraico di molti soldati, mostrato chiaramente dai riferimenti all’antisemitismo e all’olocausto nei loro diari e nelle loro lettere. Questi documenti aiutano a capire come proprio grazie alla loro forte identità sia ebraica sia nazionalista molti ebrei scelsero di combattere per l’ Unione Sovietica e di opporsi ai Nazisti.
Il Lituano Vulf Vilenskii, membro del movimento sionista socialista Hashomer Hatzair, fu chiamato a servire nell’ esercito del suo paese nel 1940, per poi aderire all’ Armata Rossa quando la Lituania venne inclusa nell’ Unione Sovietica. Diventò un ufficiale e venne schierato in prima linea nel 1941, combattendo dapprima in Bielorussia per poi essere arruolato in una divisione di fanteria lituana. Le divisioni militari lituane e lettoni erano composte fino al 23% di ebrei, e al loro interno era frequente si parlasse in Yiddish. Vilenskii venne ferito quattro volte durante la guerra, e quasi tutta la sua famiglia fu uccisa dai nazisti. Ha ricevuto numerosi encomi militari, tra cui “Eroe dell’ Unione Sovietica”, ricevuto dopo aver fermato un’ offensiva tedesca nei pressi di Klaipeda, una città lituana. Ha continuato a servire l’ Unione Sovietica fino al 1983, scrivendo anche articoli di giornale in Yiddish, poi ha fatto l’ Alyah per ricongiungersi ai suoi figli. Morì nel 1993.
Polina Gelman nacque in Ucraina, prese lezioni di volo quando era al liceo. Quando iniziò la guerra ancora studiava, ma venne presa dall’ Armata Rossa dopo essersi presentata come volontaria. Divenne un membro della divisione femminile che si occupava dei bombardamenti notturni. In una lettera a sua madre scrisse: “Mamma, mia cara, ho deciso di andare al fronte. Sono una figlia del popolo ebraico e ho un conto in sospeso con Hitler”. Gelman divenne un formidabile bombardiere, stabilendo un record di diciotto missioni compiute in una sola notte; complessivamente svolse più di ottocento voli di combattimento e ricevette varie decorazioni. Oltre al desiderio di sconfiggere i Nazisti, gli ebrei combattevano anche per dimostrare che non erano traditori come molti pensavano, parecchi ebrei si schierarono in prima linea proprio per sfatare il diffuso pensiero che gli ebrei rimanessero sempre nelle ultime linee dell’ esercito in battaglia, evitando di esporsi.
Iakov Kreizer era un cittadino russo che si arruolò come volontario nel 1920. Quando i Nazisti invasero la Russia nel giugno del 1941, ha comandato una divisione di fanteria motorizzata che ottenne un buon successo. Ha combattuto a Mosca, Stalingrado e Crimea, raggiungendo il grado di colonnello generale nel 1945. Venne premiato come Eroe dell’ Unione Sovietica. Durante la guerra, Kreizer era un membro attivo del Comitato Antifascista e ebbe dei legami con il primo congresso israeliano. Morì nel 1969. “I visitatori del sito sono connessi personalmente con le storie dei soldati” ha concluso Zeltser “riceviamo molto materiale anche da chi visita il sito e ci invia memorie sui suoi familiari che facevano parte dell’ Unione Sovietica”. La speranza è che si riesca a ricostruire integralmente la storia degli ebrei russi, ma questo è sicuramente un buon inizio.