“Che si abbia il massimo della documentazione possibile che siano registrazioni filmate, fotografie, testimonianze perché arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo”.
L’allora generale Dwight D. Eisenhower poi divenuto 34esimo presidente degli Stati Uniti d’America doveva conoscere molto bene la natura umana, nonché quell’antisemitismo che l’aveva portato nel luogo più spaventoso della sua vita: un campo di sterminio.
Nonostante la Storia sia costellata di registrazioni filmate, fotografie, testimonianze sulle barbarie naziste contro gli ebrei, gli idioti esistono e sostengono che la Shoah sia un’invenzione da attribuire proprio alle vittime e nelle migliori delle ipotesi che vada banalizzata, contestandone modalità e numeri.
Immaginate cosa avrebbe creduto il mondo, l’opinione pubblica, i media, i giornalisti finti tonti e i docenti senza decenza, se Eisenhower non avesse preteso la massima divulgazione e copertura possibile per gli orrori dei lager nazisti.
Avremmo avuto i talk show pieni di cattivi maestri desiderosi di insegnarci che la Storia non si può scrivere senza prove e che in assenza di esse, la sospensione del giudizio diventa una necessità.
Sami Modiano, le sorelle Bucci, Romeo Salmoni, Liliana Segre, Piero Terracina e tanti altri sopravvissuti alla Shoah, sarebbero stati derisi e accusati di millanteria. Non sarebbero (stati) testimoni dell’Orrore, non andrebbero nelle scuole a raccontare il dolore e non sarebbero stati nominati senatori a vita.
Gli idioti non hanno abbandonato le proprie idee, ma almeno sono in numero assai inferiore rispetto a quanti sarebbero stati se Eisenhower non avesse preso quella decisione.
Quelli idioti oggi sono diventati coloro che negano le atrocità commesse da Hamas contro i civili israeliani. All’insegna del “non ci sono prove”, del “ma Israele da 70 anni commette genocidi contro i palestinesi” del “sì, però…” le nostre orecchie sono costrette ad ascoltare falsità e fandonie, la cui matrice altro non è che l’antisemitismo.
L’antisemitismo, però, non è l’unica barra, almeno a voler essere buoni, con cui si sta prendendo posizione sul conflitto israelopalestinese.
Un’altra divisione che si tra creando è tra chi ha visto quei 43 minuti di video; composti dalle immagini delle GoPro dei terroristi di Hamas, dei sopravvissuti e dei soccorritori, che Israele ha mostrato ad alcuni giornalisti internazionali (per l’Italia è stato invitato solo Il Corriere della Sera) e chi no.
Si sta creando una netta divisione, come successo al giornalista britannico Douglas Murray, che nel corso di un collegamento televisivo ha riposto punto su punto alle domande capziose del conduttore contro Israele.
A impressionare è la nettezza delle affermazioni di Douglas Murray, che potrebbero essere riassunte in: “Io ho visto i video dei massacri indicibili di Hamas, non cercate giustificazioni”.
Siamo sicuri che la decisione di non mostrare a tutti i video della mattanza di Hamas sia corretta?