Il 4 novembre 1945 a Tripoli una folla di fanatici e assassini si rivolta contro la millenaria comunità ebraica. Una presenza vecchia di 2 mila anni. Non risparmiano nulla: sinagoghe, case, negozi, donne e bambini. Una data spesso dimenticata che dice pochissimo alle nuove generazioni. Per ricordarla, il mensile Shalom si affida alle bellissime parole dell’amico Victor Fadlun, che con un testo commovente ci fa riflettere sulla storia della sua famiglie e del destino comune di tante famiglie ebraiche di Libia.
Quando sentiamo dire che “il male del Medioriente viene da Israele” o che “sono gli insediamenti ad impedire la pace” o che gli attentati terroristici “sono il frutto della disperazione dei palestinesi”, mi domando: e allora come spiegate i pogrom antiebraici di 50, 60, 100 anni fa? Quale male poteva aver commesso questa gente nei paesi arabi se Israele era solo un’idea o era appena nata? Leggete queste storie e domandatevi cosa può avere spinto tanta gente ad aver scacciato, inseguito e trucidato colleghi, vicini di casa e amici di una vita in Libia, in Iraq, in Tunisia, in Egitto, in Libano, in Algeria, in Yemen.
Non so quale siano la risposte giuste, ma conosco quelle sbagliate. Se vogliamo spiegarci il perché degli attentati di oggi così come quelli di ieri è inutile flagellarsi e cercare la ragione di tanto odio nelle azioni che volontariamente o involontariamente noi ebrei possiamo aver commesso. La risposta a tanto odio va cercata altrove, senza volgere lo sguardo ad Israele. La questione dei rifugiati ebrei dai Paesi arabi è uno degli argomenti meno conosciuti e dibattuti nella storia contemporanea. I Paesi arabi avevano delle numerose e importanti comunità ebraiche, spesso di antica origine, le cui radici si rifacevano a 2500 anni fa come a Baghdad. Le comunità ebraiche arano parte integrante della società contribuendo a tutti i livelli di vita sociale, un’esistenza di cui – a parte le tradizioni millenarie, portate avanti a fatica – oggi non rimane più nulla, neanche le briciole. Questa è la nostra “catastrofe”, così sconosciuta al grande pubblico di non aver meritato nemmeno la fastidiosa retorica che circonda la Shoah, l’altra tragedia degli ebrei del XX secolo.
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