Il 29 Novembre del 1947, le Nazioni Unite votarono per la spartizione della Palestina (All’epoca sotto il mandato Britannico), gli ebrei accettarono, mentre per la popolazione araba fu una chiamata alla guerra.
Dopo la guerra arabo-israeliana del 1948, circa 750.000 arabi palestinesi sono fuggiti o sono stati espulsi dalle loro case, diventando rifugiati.
Le Nazioni Unite, pur avendo a disposizione un organismo dedicato per tutti i rifugiati nel 1949 istituì l’UNRWA specificamente per aiutare i rifugiati palestinesi.
La principale differenza tra l’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente) e l’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) risiede nel loro mandato e nella popolazione che servono.
Mentre l’UNHCR ha il compito di proteggere e assistere tutti i rifugiati nel mondo, cercando soluzioni permanenti come il rimpatrio volontario, l’integrazione locale o il reinsediamento in un paese terzo, l’UNRWA si concentra esclusivamente sui rifugiati palestinesi.
L’UNRWA è stata creata nel 1949 in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1948, in risposta alla crisi dei rifugiati palestinesi. L’agenzia fornisce assistenza diretta, come istruzione, assistenza sanitaria e servizi sociali, ai rifugiati palestinesi in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e Gaza.
A differenza dell’UNHCR, l’UNRWA non ha il mandato di trovare soluzioni permanenti allo status di rifugiato dei palestinesi. Il suo obiettivo principale è quello di sostenerli e migliorare le loro condizioni di vita fino a quando non sarà trovata una soluzione politica, ma questa peculiarità la rende un’agenzia controversa, al centro del dibattito sul conflitto israelo – palestinese.
Questa differenza di mandato ha portato a diverse critiche nei confronti dell’UNRWA. Alcuni sostengono che l’agenzia, perpetuando lo status di rifugiato per generazioni, ostacola una soluzione definitiva al conflitto tra palestinesi e israeliani.
L’UNRWA dall’inizio della propria attività ha istituito 62 campi profughi e ha creato una propria rete di scuole e servizi sanitari che esistono ancora oggi.
Nel 1982, l’UNRWA ha concesso lo status di rifugiato a tutti i discendenti dei rifugiati originali, compresi figli, nipoti e pronipoti. Di conseguenza, il numero originale di rifugiati è cresciuto a dismisura.
Oltre 5 milioni di palestinesi sono registrati presso l’UNRWA. Questo include 1,6 milioni di cittadini giordani ancora considerati rifugiati, in violazione delle regole delle Nazioni Unite, e oltre 2 milioni in Cisgiordania e Gaza, che vivono già sotto il controllo palestinese.
I palestinesi rivendicano un “diritto al ritorno” alle loro case e terre ancestrali in quello che oggi è Israele. Questo diritto al ritorno è visto come un diritto sacro da molti palestinesi.
Tuttavia, consentire a oltre 5 milioni di rifugiati palestinesi di tornare in Israele cambierebbe radicalmente l’equilibrio demografico del paese, superando in numero gli ebrei israeliani.
L’UNRWA perpetua la crisi dei rifugiati palestinesi fornendo aiuti diretti e programmi di lavoro invece di lavorare per risolverne lo status di rifugiati, e promuove l’idea che Israele e il sionismo possano essere ribaltati, alimentando le speranze di un ritorno nei territori che ora fanno parte di Israele.
Secondo l’Occidente Il problema dei rifugiati palestinesi rimane un ostacolo significativo a qualsiasi accordo di pace tra israeliani e palestinesi, ma di fatto non considera che l’aspetto del diritto al ritorno esteso per discendenza diventa il punto di un NON ACCORDO.
Lo sanno perfettamente i dirigenti politici palestinesi, che avanzano il “diritto al ritorno” proprio per mai raggiungere un accordo definitivo con lo Stato Ebraico e mantenere tramite l’UNRWA questa situazione perenne di assistenza che grava sulle casse dei paesi del mondo.
Il Diritto al Ritorno dei Rifugiati Palestinesi.
Il “Ritorno dei rifugiati” si riferisce alla rivendicazione dei rifugiati palestinesi e dei loro discendenti di tornare alle case e alle terre che hanno lasciato o da cui sono stati espulsi durante la guerra arabo-israeliana del 1948. Questo diritto al ritorno è un punto centrale della narrativa palestinese ma allo stesso tempo è un ostacolo significativo al processo di pace israelo-palestinese.
Ecco alcuni punti chiave riguardanti il concetto di “Ritorno” dei rifugiati palestinesi:
Un diritto sacro: Il diritto al ritorno è visto come un diritto sacro e inalienabile da molti palestinesi. Rappresenta la perdita della patria ed il desiderio a riconquistare ciò che è stato perso.
Implicazioni demografiche: Considerando che l’UNRWA ha esteso il diritto al ritorno a tutti i discendenti dei rifugiati originali, compresi figli, nipoti e pronipoti, rende impossibile qualsiasi forma di confronto.
Permettere a 5 milioni di rifugiati palestinesi di tornare in Israele cambia radicalmente l’equilibrio demografico dello stato di Israele. Gli ebrei israeliani si troverebbero in minoranza, mettendo in discussione la natura stessa di Israele come stato ebraico.
L’UNRWA è la perpetuazione del problema palestinese.
L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata ai rifugiati palestinesi, non lavora per una soluzione a lungo termine, come l’integrazione o il reinsediamento, l’UNRWA fornisce assistenza diretta, mantenendo lo status di rifugiato per generazioni.
L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata ai rifugiati palestinesi, gioca un ruolo controverso nel conflitto. Mentre fornisce servizi essenziali a milioni di palestinesi, è anche accusata di perpetuare il problema dei rifugiati e di alimentare le speranze di un ritorno che molti considerano irrealistico.
l’UNRWA, concedendo lo status di rifugiato ai discendenti dei rifugiati originali, ha contribuito a gonfiare il numero di rifugiati, rendendo la soluzione del conflitto impossibile.
Il conflitto israelo – palestinese non si riduce solo alla questione dei rifugiati. Questioni come la sicurezza, i confini, Gerusalemme e il riconoscimento reciproco sono altrettanto cruciali per raggiungere una soluzione pacifica.
La Demografia di Israele: Un Equilibrio Delicato
La demografia di Israele è un elemento cruciale nel conflitto israelo – palestinese.
L’equilibrio demografico tra ebrei e arabi all’interno di Israele è un tema sensibile e fonte di preoccupazione per entrambe le parti.
Molti ebrei cacciati dai paesi arabi di origine furono accolti e si stabilirono in Israele. Questi immigrati e i loro discendenti costituiscono oggi circa il 50% degli ebrei israeliani. Questo dato evidenzia l’impatto significativo dell’immigrazione ebraica sulla composizione demografica di Israele.
Il “diritto al ritorno” rivendicato dai rifugiati palestinesi è insostenibile con l’attuale realtà demografica di Israele.
Consentire a oltre 5 milioni di rifugiati palestinesi di tornare in Israele cambia radicalmente l’equilibrio demografico del paese, superando in numero gli ebrei israeliani. Questo scenario è una minaccia alla sua identità come stato ebraico ed avrebbe implicazioni politiche e sociali profonde, influenzando la distribuzione del potere e la coesistenza tra ebrei e arabi.