Che la politica europea si schieri in genere contro Israele nelle istituzioni internazionali come l’Onu e l’Unesco, non è una novità. Purtroppo il riflesso condizionato degli appoggi all’Autorità Palestinese e alle sue richiesta schiera quasi sempre l’Unione Europea e gli stati membri dalla parte della maggioranza terzomondista di queste istituzioni, tanto che le astensioni o i voti per Israele di alcuni paesi, fra cui il nuovo governo italiano, fa notizia e colpisce favorevolmente.
Ciò corrisponde a esplicite e costanti prese di posizione dei “ministri degli esteri” dell’Unione Europea (UE), come l’italiana Federica Mogherini, che ha ricoperto queta carica fino al 2019 e il suo successore attualmente responsabile, lo spagnolo Josep Borrell. Bisogna certamente interrogarsi sulle ragioni per cui l’Europa sostiene a spada tratta una dittatura che sostiene il terrorismo contro la sola democrazia del Medio Oriente, soprattutto alla luce del fatto che l’Unione non fa nulla per contrastare l’occupazione turca a Cipro, la pirateria dell’Iran nel golfo perico e il suo imperialismo, la repressione cinese dei Uiguri eccetera eccetera.
L’Unione Europea, come l’amministrazione Biden, del resto, ha recentemente rifiutato la richiesta ben documentata di Israele di inserire nella sua lista nera dei terroristi cinque ONG (organizzazioni non governative) che sono usate come strumento di finanziamento e di influenza politica dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina; anche l’Italia (sotto il precedente governo) si è adeguata. Ancora un paio di settimane fa la direzione esteri dell’Unione ha ordinato agli ambasciatori all’Onu dei paesi europei che erano stati invitati da Israele a visitare in paese di non andare a vedere il Kotel (il “muro occidentale” o “del Pianto”), perché non ne riconosce l’appartenenza allo Stato ebraico – e l’ambasciatore italiano ha obbedito. Difficile sottrarsi alla convinzione che in questo atteggiamento dell’Unione Europea non riemerga il vecchio odio per gli ebrei che ha avuto tanta parte nella storia del continente.
Ma fino a qui siamo nell’ambito se non certo della legittimità storica e morale, almeno della legalità politica. Quel che pochi sanno è che l’Unione Europea agisce attivamente contro Israele sfidando le sue leggi anche all’interno del territorio israeliano (o affidato all’amministrazione israeliana da accordi internazionali sottoscritti anche dall’Europa come quello di Oslo). Per chi gira il paese, è facile vedere il marchio azzurro con le stelle dell’Unione Europea sui prefabbricati che compongono i villaggi illegali eretti dai beduini in varie zone dell’ “Area C” di Giudea e Samaria, cioè di quel territorio che gli accordi di Oslo del 1995 attribuiscono all’ “esclusivo controllo” di Israele, almeno fino al raggiungimento della pace. Vi sono state addirittura degli scontri fisici, come quando alcuni anni fa una funzionaria dell’ambasciata francese prese a schiaffi un soldato israeliano che stava sgomberando un insediamento arabo illegale nella valle del Giordano, il quale fra l’altro era stato costruito con finanziamenti della stessa ambasciata.
Si tratta di una situazione di grave illegalità, contraria non solo alla legge israeliana ma a tutte le convenzioni internazionali: immaginatevi se l’Italia favorisse con soldi e materiali a una campagna di occupazioni in Istria o a Nizza, con l’intento di riaffermarne l’italianità a danno di Croazia o Francia. Ma seguendo le cronache poteva sembrare che queste fossero iniziative locali, frutto del fanatismo anti-israeliano di singoli funzionari. Recentemente è invece emersa la prova del contrario, di un progetto unitario e di alto livello dell’Unione Europea finalizzato a insidiare il controllo di Israele sull’Area C, di intesa con l’Autorità Palestinese.
Un documento “confidenziale, da non far circolare” redatto dalla Commissione europea chiede di aiutare l’Autorità palestinese a prendere attivamente il controllo del territorio nell’Area C, che dovrebbe essere sotto il pieno controllo israeliano in base agli Accordi di Oslo. Da esso risulta che l’UE lavora per mappare il territorio al fine di dimostrare i diritti degli arabi palestinesi in queste zone- senza lasciare tracce delle sue attività. Il documento fra l’altro sembra implicare l’uso da parte dell’UE di organizzazioni di sinistra in Israele per questo scopo.
L’UE chiede inoltre ai suoi funzionari e ai diplomatici europei di “seguire e monitorare l’attività archeologica israeliana nell’area” – sulla base del fatto che viene utilizzata come pretesto per la costruzione di insediamenti in Giudea e Samaria. Il documento afferma inoltre che è necessaria una visione europea comune e un approccio più coordinato tra le parti in Europa al fine di massimizzare la capacità di espandere il coinvolgimento nell’Area C.
Il piano di costruzione palestinese segreto dell’UE per l’Area C di Giudea e Samaria squalifica l’Europa come organo di mediazione equo e professionale nel conflitto in Medio Oriente, che era stato stabilito dagli Accordi di Oslo. Questo piano “confidenziale” dell’UE per aiutare l’Autorità Palestinese a costruire nell’Area C è una grave violazione degli Accordi di Oslo e un’abrogazione del ruolo di mediazione dell’UE come testimone garante di accordi firmati e testimoniati a livello internazionale. E’ un dato politico importante, che non risulta sia stato discusso con gli stati nazionali e che certamente non è a conoscenza dell’opinione pubblica italiana.