Unesco, Usa e Israele. Tre pezzi di un mosaico, che dopo mesi (se non anni) di azioni diplomatiche e aspre discussioni, stanno per staccarsi. Gli Stati Uniti, infatti, hanno deciso che usciranno dall’organizzazione il prossimo 31 dicembre, mentre il premier Benjamin Netanyahu ha dato mandato di iniziare le pratiche per non farne più parte.
L’annuncio Usa è arrivato proprio in una delle giornate nelle quali si votava per il nuovo Direttore generale, ruolo attualmente ricoperto da Irina Bokova a cui fra pochi mesi succederà la francese Audrey Azoulay, vincitrice del ballottaggio contro Hamad bin Abdulaziz al-Kawari (30 voti contro 28, decisivi i voti di Italia ed Egitto).
Il Dipartimento di Stato americano, attraverso un comunicato, ha così motivato la propria decisione:
“Non è stata presa a cuor leggero e riflette le preoccupazioni degli Stati Uniti per il crescente arretramento dell’Unesco, per la necessità di una fondamentale riforma dell’organizzazione e per i suoi persistenti pregiudizi anti-Israele”.
Le recenti decisioni dell’Unesco di nominare il Monte del Tempio o Spianata delle Moschee esclusivamente come sito palestinese e di indicare la Tomba dei Patriarchi di Hebron come sito palestinese “patrimonio dell’umanità” ha alzato la tensione fra l’organizzazione per la Cultura delle Nazioni Unite e l’amministrazione di Washington.
L’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, ha citato alcune azioni insensate targate Unesco: una fra tutte “il mantenere il dittatore siriano Bashar al Assad nel comitato per i diritti umani”.
Come detto Benjamin Netanyahu ha dato istruzioni per “preparare l’uscita di Israele dall’Unesco” e l’ambasciatore israeliano nell’organizzazione Onu ha fatto sapere che “con la nuova direttrice generale abbiamo stabilito di incontrarci e di mantenere un canale aperto e diretto”.