Un aereo della compagnia israeliana El Al è stato costretto a un atterraggio d’emergenza ad Antalya, in Turchia, per ragioni mediche. I lavoratori dell’aeroporto turco, però, hanno posto il proprio secco rifiuto di rifornire il veicolo, non permettendo così il pronto decollo verso lo Stato ebraico.

Un incidente che avrebbe dovuto aprire i notiziari italiani e che invece si è dovuto accontentare di una piccola audience.

Il rifiuto ha costretto El Al a cambiare programmi e dirigersi verso Rodi, in Grecia, per fare rifornimento prima di proseguire il suo viaggio verso Israele.

Secondo i media israeliani, le autorità turche avevano assicurato al Ministero degli Esteri di Gerusalemme che l’aereo sarebbe stato autorizzato a fare rifornimento. Nell’attesa l’aereo stava consumando carburante sulla pista per mettere ai passeggeri di usufruire dell’aria condizionata.

Un’attesa che poteva assumere contorni problematici, visto che il rifornimento non arrivava e la possibilità di non poter più decollare per alcuna destinazione stava diventando realtà.

Fonti diplomatiche turche hanno raccontato la vicenda in un altro modo:

“Il carburante doveva essere fornito all’aereo a causa di considerazioni umanitarie, ma mentre la relativa procedura stava per essere completata, il capitano ha deciso di partire di sua iniziativa”.

Questo accaduto avviene in un momento di relazioni molto tese tra Turchia e Israele, figlie della guerra in corso contro Hamas, che il 7 ottobre ha deciso di attaccare lo Stato ebraico, aprendo così un conflitto che Gerusalemme non voleva.

E pensare che nel marzo 2022 i rapporti sembrava andassero meglio dopo la visita ufficiale ad Ankara del Presidente d’Israele Isaac Herzog.

Il massacro del 7 ottobre fa parte dei macellai arabo-palestinesi ha cambiato tutto. E forse non è stato un caso che il brutale attacco sia avvenuto in un contesto storico dove Israele stava normalizzando i rapporti con i suoi avversari storici.