L’antisemitismo diventa un involontario protagonista in Tunisia, paese perfettamente consapevole del suo odio antiebraico. L’avversione per tutto ciò che ebraico e israeliano questa volta colpisce una bambina di 7 anni e il mondo degli scacchi.
Che lo sport sia divenuto per diversi stati arabi un veicolo politico è cosa nota. Che il bersaglio sia divenuto una piccola campionessa israeliana che sogna la mossa con cui stupire il mondo fa rabbrividire.
Pochi giorni fa Liel Levitan, 7 anni, si è aggiudicata la medaglia d’oro al campionato europeo riservato agli studenti, a Cracovia. Per lei si sarebbero dovute aprire le porte del prossimo torneo in programma in Tunisia, ma gli organizzatori hanno rifiutato la sua partecipazione.
Quel passaporto con la Menorah e la scritta Israele è troppo pesante per dare il lasciare passare a una bambina israeliana che non vuole smettere di esaudire i suoi desideri:
“Amo gli scacchi. Penso sia un gioco per tutte le età, non solo per gli adulti. Il mio sogno è diventare campionessa del mondo”.
L’esplicita volontà di non far gareggiare la piccola atleta israeliana non è figlia delle polemiche sullo spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme, né dei disordini di Gaza. Sarebbe come dire che l’antisemitismo è nato con Israele 70 anni.
L’odio verso gli ebrei fonda le sue radici nei secoli passati e nel 1948 ha subito solo una nuova linfa vitale, inquadrata dalla dichiarazione di Piero Fassino, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera di Deputati:
“Che l’odio antisemita impedisca a una bambina di 7 anni, perché israeliana, di partecipare ai mondiali di scacchi indica l’abisso morale di chi pensa e mette in pratica discriminazioni così vergognose. Così si comportavano i nazisti che mandarono a morire nelle camere a gas centinaia di migliaia di bambini ebrei. Ricordiamoci quel che scrisse Bertolt Brecht: “il ventre che partorì il mostro è sempre fecondo!””
Che gli organizzatori tunisini abbiano il timore di veder vincere una bambina israeliana in casa propria?