Lo Stato d’Israele è la nazione che più di tutte risente di qualsiasi cambiamento geopolitico nel mondo a causa dell’internazionalizzazione della controversa questione palestinese. Ogni governo che si succede al comando di un paese ha l’irrefrenabile istinto di mettere bocca sul caso per esprimere la sua posizione, spesso colma di pregiudizi e impregnata di sensazionalismo per attrarre le coscienze dei meno acculturati in materia.
La vittoria elettorale del partito Syriza in Grecia non ha ripercussioni solo sul campo dell’Unione Europea ma stravolge anche una delle poche e consolidate amicizie di Israele. Fin dal 2008 infatti greci e israeliani hanno beneficiato di ottime relazioni diplomatiche e di una discreta cooperazione in temi di sicurezza, forniture militari, economia e cultura. L’avvento di Alexis Tsipras significherà molto probabilmente un deterioramento di questi rapporti vista la sua, più volte sbandierata, totale identificazione con la causa palestinese. Già prima delle elezioni il partito aveva richiesto al Parlamento greco l’abolizione della cooperazione militare con Israele e il riconoscimento di uno Stato palestinese con confini pre ’67.
L’ex capo di Syriza, l’avvocato Niklos Kostandopoulos, si è più volte offerto di rappresentare in tribunale terroristi arabi arrestati in Grecia mentre l’attuale leader Tsipras si è apertamente dichiarato antisionista e la scorsa estate, durante una manifestazione ad Atene contro l’operazione Margine Protettivo a Gaza, ha affermato: “Vedere Israele uccidere bambini in Palestina è inaccettabile, dovremmo unire le nostre voci e le nostre forze per esprimere solidarietà al popolo palestinese. Quando civili e bambini vengono uccisi sulle spiagge del Mediterraneo non dovremmo essere passivi perché ciò che succede lì oggi potrebbe succedere a noi domani.” Propaganda che potremmo sentire nei discorsi dei leader di Hamas o dei Pasdaran iraniani e che invece dimostra come la cultura europea abbia abboccato al vittimismo dei terroristi islamici.
Non è un caso che proprio Hamas abbia immediatamente salutato con favore la vittoria di Syriza “per la sua forte opposizione ai crimini sionisti”. In Italia invece gli applausi si sono levati da tutta quella vecchia sinistra nostalgica dell’ideologia comunista che, come tutti i totalitarismi, ha contribuito a quel bagno di sangue che è stato il ‘900. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano queste persone dell’alleanza di governo con i Greci Indipendenti, partito di estrema destra xenofobo e antisemita guidato da Panos Kammenos. Proprio Kammenos ha recentemente scatenato le reazioni delle comunità ebraiche greche per aver affermato che nel paese gli ebrei godono di un trattamento speciale perché non pagano abbastanza tasse. Inoltre il leader del maggiore partner di governo di Syriza è profondamente convinto che la crisi economica che attraversa il paese sia colpa di una “congiura internazionale” e che adeguate soluzioni sarebbero stringenti limitazioni all’immigrazione, la messa al bando del multiculturalismo e la diffusione dei soli valori della Chiesa greco-ortodossa.
Con un governo formato dall’unione di 2 populismi di segno politico diverso e l’opposizione guidata da Alba Dorata, formazione neonazista che si è piazzata come terzo partito su scala nazionale per voti raggiunti, la società greca dovrà rimanere vigile per far si che rigurgiti antisemiti non prendano il sopravvento nel paese. Israele dal canto suo non può fare altro che sperare di non perdere un altro strategico alleato nella regione nel momento in cui sembra sempre più isolata dal consesso internazionale.