Trasparenza sulle Ong, la nuova legge che fa discutere Israele

Le Ong dovranno pubblicare gli introiti provenienti dall'estero

Giuseppe Giannotti
Giuseppe GiannottiGiornalista & Esperto di Medio Oriente
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Israele

Trasparenza sulle Ong, la nuova legge che fa discutere Israele

Le Ong dovranno pubblicare gli introiti provenienti dall'estero

Israele
Giuseppe Giannotti
Giuseppe GiannottiGiornalista & Esperto di Medio Oriente

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L’hanno chiamata “transparency bill” (progetto di trasparenza). E’ la nuova e controversa legge, approvata in seconda e terza lettura dal parlamento israeliano, che regolarizza le attività delle Ong che si occupano di diritti umani e che vengono finanziate per oltre la metà dei propri introiti dall’estero. La legge, passata dopo una lunga maratona parlamentare con 57 voti favorevoli e 48 contrari, obbliga queste Ong a dichiarare le loro fonti di finanziamento nel registro delle organizzazioni no-profit e in tutte le pubblicazioni ufficiali. Chi non lo farà, sarà passibile di una multa di 29.200 shekel (circa 6.800 euro).

In Israele sono registrate oltre 30 mila Ong, metà delle quali sono attive. Di queste, una settantina hanno a che fare con il conflitto israelo-palestinese, e 27 ricevono oltre la metà dei propri introiti da governi o singoli membri di governi o organizzazioni straniere o dall’Unione Europea. E secondo il ministro israeliano della Giustizia, signora Ayelet Shaked, che ha presentato il progetto di legge, 25 sono identificate con la sinistra. Tra i membri di governi stranieri che finanziano queste Ong, ci sono Danimarca, Belgio, Svezia e Norvegia, Paesi notoriamente critici nei confronti di Israele.

Respingendo le argomentazioni delle opposizioni, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha sostenuto fermamente questa legge, definendola “democratica e necessaria” e aggiungendo “che non c’è assolutamente nulla di antidemocratico nel chiedere trasparenza, in modo che la gente sappia il ruolo dei governo stranieri nel sostenere economicamente queste Ong”.

I partiti di sinistra hanno affermato che questa legge colpirà solo certe Ong, lasciando esenti dalla dichiarazione dei propri introiti quelle, più aggressive, finanziate da ricchi supporter israeliani. Dunque ci sarebbe una palese discriminazione tra le varie organizzazioni non governative. Contro questa legge si sono dichiarati gli Stati Uniti (ultimamente molto critici con Israele) e molti parlamentari dell’Unione Europea (sempre critica con Israele).

Ma Netanyahu ha risposto che la nuova legge vuole “prevenire l’assurda situazione nella quale governi stranieri si intromettono negli affari interni di Israele finanziando certe Ong senza che gli israeliani ne siano a conoscenza”. E in precedenza, parlando ai membri del suo partito, il Likud, Netanyahu aveva fatto un parallelo con la Spagna, citando la situazione dei Paesi Baschi, dove vari gruppi separatisti usano strumenti pacifici o violenti, a seconda dei casi, per sostenere la propria causa. “Provate a immaginare cosa succederebbe se Israele finanziasse le organizzazioni indipendentiste dei Paesi Baschi”. E il ministro Shaked ha aggiunto: “E cosa sarebbe successo se Israele avesse finanziato in Inghilterra le organizzazioni che sostenevano la Brexit?”. Questa legge, contestata dalle sinistre, va dunque vista nel segno della trasparenza e, soprattutto, della non ingerenza di Paesi stranieri nelle vicende interne di Israele.

La legge è stata comunque resa più morbida dal Comitato Costituzionale della Knesset, che ha introdotto alcune modifiche, una delle quali è la non retroattività. L’identità dei finanziatori stranieri dovrà dunque essere dichiarata solo per le donazioni effettuate a partire dal primo gennaio 2017.

Il gruppo Peace Now, storicamente contrario agli insediamenti, ha annunciato che presenterà ricorso alla Corte Suprema, affermando che questa legge vuol far tacere le organizzazioni che criticano l’operato del Governo. Il dibattito è acceso, ma di fatto, la legge è in vigore. E d’ora in poi si saprà chiaramente chi finanzia dall’estero certe Ong notoriamente anti-governative.

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