Fervido sostenitore del terrorismo palestinese e diffusore di un antisemitismo feroce, che rifiuta il diritto all’esistenza di Israele.

Caratteristiche che escluderebbero il soggetto in questione da qualsiasi riconoscimento ufficiale da un paese civile e democratico.

E invece, così non è stato per l’ex ministro dell’istruzione dell’Autorità Palestinese Sabri Saidam, cui è stata riconosciuta dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella l’Onorificenza Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia, che il nostro paese conferisce a tutti coloro che hanno determinati meriti nella promozione delle relazioni amichevoli con l’Italia.

Non solo perché, una volta ricevuto il riconoscimento, Sabri Saidam ha elogiato i terroristi palestinesi, sia quelli morti che quelli in vita: “martiri che vivono sopra la terra” o “martiri che sono sotto terra”.

Ma allora come è stato possibile che a un personaggio simile sia stata conferita un’onorificenza così importante?

Al momento non ci sono spiegazioni ufficiali al riguardo, ma ciò che è certo è il cortocircuito andato in scena all’interno delle segrete stanze del Colle, che hanno gettato ombre su un personaggio limpido come Sergio Mattarella, sempre attento alle dinamiche attorno alle questioni legate all’antisemitismo.

Quello stesso Sergio Mattarella che nel suo discorso di insediamento a Presidente della Repubblica nominò Stefano Gaj Taché, bimbo ebreo di due anni ucciso dal terrorismo palestinese nell’attentato del 9 ottobre 1982 alla Sinagoga Maggiore di Roma.

Nel linguaggio istituzionale, quella menzione fu un chiaro monito al pericolo dell’antisemitismo, che infatti negli ultimi anni si è dimostrato più vivo che mai.

Per questo, l’onorificenza nei confronti di Sabri Saidam è un episodio che mette in imbarazzo la Presidenza e che andrebbe approfondito.