Se tre indizi fanno una prova, due fanno almeno un legittimo sospetto. Dopo l’arresto e la condanna di Abdel Salem Napulsi, un altro palestinese è stata arrestato in Italia.
Ma andiamo con ordine. Nei giorni scorsi Abdel Salem Napulsi è stato condannato a quattro anni per terrorismo e alla futura espulsione, una volta scontata la pena. Secondo gli inquirenti il 38enne palestinese, legato a Anis Amri, il responsabile della strage a un mercatino di Natale a Berlino, voleva compiere un attentato a Roma.
Una storia che sembra fare da apripista a quella di Alaji Amin, presunto terrorista arrestato e portato nel carcere di Badd’e Carros a Nuoro, che secondo le accuse stava preparando un attentato in Italia utilizzando armi chimiche.
Alaji Amin è palestinese (e coetaneo) proprio come Abdel Salem Napulsi. Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, ha comunicato che l’uomo aveva aderito all’Isis. Il 38enne palestinese voleva colpire una caserma dell’Esercito italiano, motivo per cui il suo raggio d’azione era attorno a Macomer, comune sardo dove è di stanza il 5° Reggimento Genio Guastatori della Brigata “Sassari”.
Secondo le prime ricostruzioni Alaji Amin voleva costruire un ordigno chimico-biologico a base di ricina o antrace, da utilizzare per avvelenare falde acquifere, serbatoi o acquedotti. Cafiero De Raho ha dichiarato che il palestinese era intento a colpire “durante una prossima festività”, anche se al momento non si conoscono le tempistiche.
Che il nostro sia tornato a essere terreno di conquista da parte del terrorismo palestinese oppure è solo una coincidenza?
E quale motivo avrebbe un palestinese di colpire l’Italia, un paese che ha spesso strizzato l’occhio alla causa palestinese?