L’escalation del terrorismo palestinese antisraeliano e il giornalismo italiano: qualcosa non torna
In queste ore rimbalzano impazzite le notizie da Israele sui media. In cui ancora una volta l’informazione italiana mette sullo stesso piano l’intervento militare e civile della popolazione d’Israele impegnata ad evitare stragi per mano di aggressori palestinesi.
Il contesto. Da una parte abbiamo la società palestinese che irresponsabilmente sta portando il paese verso la terza intifada. Che non è una romantica forma di rivolta popolare, si tratta di incitamento all’assassinio indiscriminato di tutti i civili d’Israele, donne e bambini. Che allo stesso tempo sta costituendo il suicidio di ogni residuo di forma di collaborazione tra arabi ed ebrei. Quale impresa israeliana vorrà assumere operai arabi dopo che a Yafo si è scesi in piazza incitando alla morte agli ebrei? Quale panettiere prenderà un garzone palestinese che poco prima ha condiviso un video su come si accoltellano gli israeliani in strada? Quale asilo darà lavoro ad educatrici arabe quando le donne a nei loro villaggi in Israele incitano al martirio e preparano dolci per le famiglie degli attentatori?
Le conseguenze. Israele supererà questo momento difficile ma a pagarne il prezzo più alto in termini di convivenza saranno i palestinesi stessi. La novità è che questa forma di aggressione, non viene “dai territori”, ma “dall’interno”. Sono loro che stanno compiendo gli attentati, quegli arabi d’Israele che godono di più diritti di ogni altra nazione araba nel medioriente. Sono integrati, ma quale sarà il risultato di questi giorni di follia? Non mi dite umanamente che io possa pensare con due bambine a casa di continuare a tenermi il lavavetri arabo? Israele supererà il momento, ma gli arabi per mano loro si troveranno meno inseriti nella società civile, per la loro atavica incapacità di prendere le distanze dai loro scellerati leader che li vorrebbero tutti in prima linea.
Queste sarebbero le considerazioni da fare, se i giornalisti italiani non avessero perso la capacità di distinguere la causa con l’effetto, continuando a mettere sullo stesso piano vittime e carnefici. Il terrorismo va condannato senza se e senza ma. Quest’ambiguità, questa incertezza nel tratteggiare le responsabilità dei palestinesi che aggrediscono e incitano ad aggredire, dimostra la crisi d’identità e la mollezza in cui è caduto l’intero occidente.