Fiumi di denaro destinati alla lotta contro l’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare il popolo palestinese sono finiti nelle casse del terrorismo palestinese.
Nello specifico i finanziamenti internazionali, coordinati dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), sono arrivati a organizzazioni collegate al terrorismo.
A denunciarlo è stato un rapporto dell’ONG Monitor, un’organizzazione non governativa con sede a Gerusalemme, che promuove i valori democratici e il buon governo e lavora per garantire che i decisori e la società civile operino in conformità con i principi di responsabilità, trasparenza e diritti umani universali.
L’istituto di ricerca incentrato sul finanziamento di organizzazioni non governative, con base nella capitale dello Stato d’Israele, ha portato alla luce che diversi gruppi che ricevono fondi dall’OCHA e dall’OMS sono in realtà collegati al PFLP (Fronte popolare per la liberazione della Palestina), riconosciuta come organizzazione terroristica da Ue, Usa, Canada e Israele.
All’interno del rapporto della ONG Monitor sono citati in maniera particolare l’Health Work Committees-Palestine e l’Agricultural Work Committees, che nel 2019 hanno visto i direttori finanziari implicati nell’assassinio della 17enne israeliana Rina Shnerb.
Non è la prima volta che il denaro destinato ad aiutare il popolo palestinese finisce nella mani del terrorismo palestinese.
La particolarità di questo caso, però, è il fatto che tra gli stati che hanno dato gli aiuti umanitari per combattere la pandemia figurano gli stessi che riconoscono il Fronte popolare per la liberazione della Palestina come un’organizzazione terroristica (Unione Europea, Germania, Francia e Canada).
Il rapporto dell’ONG Monitor dimostra, ancora una volta, che il terrorismo palestinese mette le mani sui soldi che in principio erano destinati per aiutare il popolo palestinese.
Tutto questo meccanismo va avanti da anni. E solo a volte viene messo in evidenza.