Il terrorismo islamico torna a spaventare l’Italia, nello specifico a Perugia dove sei persone, a vario titolo, sono entrati nel registro degli indagati con l’accusa di terrorismo.
Sei persone che sul web, secondo la Procura di Perugia, inneggiavano alla Jihad e istigavano alla violenza contro ebrei, cristiani e musulmani moderati.
Ed è proprio sul web che erano iniziate le indagini da parte delle forze dell’ordine e della Procura di Perugia, che si erano imbattuti in pagine social, dove sono state trovate attacchi anche nei confronti del Re del Marocco e del suo incontro con Papa Francesco.
La scoperta della Procura perugina è avvenuta nell’aprile 2019. Alcuni episodi contestati, addirittura, sono risalenti al 2012.
Chi sono le sei persone indagate per terrorismo? Si tratta di un cittadino di origini albanesi e cinque marocchini, di età compresa fra i 22 e 48 anni.
Tutti avevo profili Facebook dedicati che in base alla ricostruzione della Procura di Perugia:
“Inneggiavano e fomentavano sentimenti di odio religioso nei confronti di cristiani, ebrei e musulmani ritenuti di diverso orientamento religioso”.
I sei indagati mediante “atti violenti” esaltavano la Jihad e incoraggiavano:
“All’applicazione della legge islamica e della religione islamica radicali. ritenendole l’unico stile di vita possibile”.
Grazie alle indagini partire dalla polizia postale di Perugia ed effettuate su chat di Whatsapp un tunisino, residente a Parma di professione muratore, è stato condannato dal tribunale di Bologna per auto addestramento per attività con finalità terroristiche.
Questo è l’ennesimo episodio di terrorismo islamico che accade in Italia, un paese ritenuto (da sempre) strategico da parte dei terroristi, che utilizzano il nostro paese come ponte per raggiungere il nord Europa e i Balcani.