È di nuovo scattato il pericolo terrorismo islamico in Europa. A lanciare l’allarme è stato Jurgen Stock, segretario generale dell‘Interpol che, in una conferenza stampa, ha affermato che lo Stato islamico non è stato sconfitto e dispone di diverse cellule dormienti dislocate nelle città occidentali.
A questo si devono aggiungere circa 3500 jihadisti che potrebbero essere rilasciati dal carcere delle unità di protezione del popolo curdo (Ypg) e altri in fuga dai territori perduti dall’Isis.
Il Centro internazionale per lo studio dell’estremismo violento (Icsve) ha condotto delle ricerche sul terrorismo, intervistando diversi miliziani del Califfato sotto custodia delle forze di coalizione a guida Usa, secondo cui lo Stato islamico avrebbe messo in piedi “Emni”, un piano per tornare a colpire l’Europa come fatto negli anni scorsi in numerosi paesi del Vecchio Continente.
A favorire questa nuova ondata di terrorismo ci sarebbero le reti del traffico di esseri umani, che passano per Balcani, Grecia e Turchia.
Il pericolo esiste ed è concreto. Per troppo tempo i governanti europei non hanno voluto aprire gli occhi e capire la reale entità del terrorismo islamico. Francia e Germania, per esempio, sono fra i paesi che dovrebbero/vorrebbero guidare l’Europa ma che maggiormente hanno sottovalutato il problema dello jihadismo.
Soprattutto la Francia era stata avvertita da Israele alcuni anni fa. Lo Stato ebraico, infatti, aveva messo in guardia il governo di Parigi, che sarebbe stato attaccato dai terroristi islamici con le stesse modalità in cui è stato attacco Israele.
La avvisaglie non ha ricevuto la giusta attenzione e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.