“Pensare come pensa un terrorista, identificarsi con il loro modo di agire, così da poter anticipare le loro mosse e quindi i loro attacchi”. A sostenere questa affermazione sono stati i maggiori esperti mondiali nel contrasto al terrorismo che si sono confrontati in Israele, presso il Centro Interdisciplinare (IDC) di Herzliya, nel corso dell’annuale World Summit on Counter-Terrorism.
L’evento, tenutosi dall’11 al 14 settembre, è stato organizzato dall’International Institute for Counter-Terrorism (ICT).
Il tema della 17° Conferenza Internazionale è stato “The Terrorism Maze” ed aveva l’obiettivo di analizzare e discutere i fattori, le influenze e le tendenze che compongono la rete del terrorismo e del contro terrorismo.
Nel giorno di apertura dei lavori, il professore Boaz Ganor, fondatore e direttore esecutivo dell’ICT, parlando con i giornalisti ha affermato:
“Il terrorismo è un fenomeno in evoluzione, cambia di giorno in giorno, di anno in anno. Le sfide che abbiamo affrontato lo scorso anno erano diverse rispetto a quelle che noi stiamo affrontando oggi. Un anno fa l’Isis era vittoriosa, vi erano combattenti stranieri che arrivavano da tutto il mondo per aderire all’Isis. Oggi sta soffrendo”.
“Le sconfitte – ha aggiunto – che l’Isis ha subito in Siria e in Iraq sul piano militare faranno cadere il califfato, ma l’Isis non sta per scomparire, cambierà la sua natura. Diventerà o una rete come al-Qaeda o una rete di reti, oppure troverà un altro territorio in cui prosperare, ad esempio Libia, Pakistan, Afghanistan e altri luoghi del mondo. La sfida degli esperti del contrasto al terrorismo non è solo per osservare tutto questo, comprendere, analizzare, ma anche per prevedere cosa accadrà”.
“La domanda che ci poniamo – ha proseguito – nel corso di questa Conferenza è: qual è la natura della Siria, dell’Iraq e dell’Isis nei prossimi anni? Il contro terrorismo è un argomento molto complicato, io uso il termine ‘the art of counter-terrorism’, bisogna essere un artista per essere efficaci nella lotta al terrorismo”.
“La più importante conoscenza di un ‘artista del contro terrorismo’ – ha osservato – è comprendere la razionalità dell’avversario, del nemico e del terrorista. Lavoro nel campo del contrasto al terrorismo da 35 anni e posso dire che, se non tutti, sicuramente la maggior parte dei terroristi conosciuti sono attori razionali, ma hanno una razionalità diversa. Loro calcolano in modo differente il costo e il beneficio, è basato sulla loro religione, tradizione, esperienza, interessi. Il compito dell’artista impegnato nella lotta al terrorismo è quello di non pensare con la propria testa, non pensare al proprio calcolo di costo/beneficio e sostituirlo con il calcolo dei terroristi”.
Il prof. Boaz Ganor ha inoltre anticipato alla stampa che a conclusione dell’annuale seduta di lavori ci sarebbe stato un “wargame”, durante il quale ha precisato: “cercheremo di entrare nelle menti dell’ISIS e capire cosa ci sarà nelle loro attività future”.
“Una parte della vittoria sul terrorismo – ha evidenziato – può essere ottenuta identificando il modo di pensare dei terroristi”, consentendo così a chi è impegnato nella lotta contro il terrorismo di anticipare le mosse dei terroristi. “Il pensiero dei seguaci dell’Isis e dei ‘lupi solitari’ – ha detto infine – può essere diagnosticato e, si spera, utilizzato per de-radicalizzare potenziali aggressori”.
“L’Isis sta fornendo nuove istruzioni ai ‘lupi solitari’ – ha spiegato il vice direttore dell’ICT Eitan Azani, nel corso di una conferenza stampa – i quali devono commettere attentati con veleni nei centri commerciali affollati. Si tratta di una tattica che fa parte di un piano più generale che vede l’Isis aumentare la pressione sui suoi sostenitori attraverso i social network, al fine di portare la jihad su territori nemici, che è l’opposto del periodo in cui chiamava le reclute a venire in Siria e in Iraq”.
“Questo cambiamento – ha proseguito – dimostra che l’Isis è vicino alla sconfitta in termini di conquista di territori e che la migliore possibilità per mantenere la sua influenza sta nel danno che provocano gli attacchi commessi da jihadisti all’estero”. Secondo Azani, i paesi occidentali “non si sono dimostrati sufficientemente preparati nella lotta contro la radicalizzazione in particolare nella fase precedente al momento in cui le potenziali reclute diventano jihadisti”.
Il ‘wargame’ dal titolo “The Future of ISIS & Syria” ha visto ex funzionari del Mossad ed ex ufficiali delle Forze di Difesa di Israele (IDF) simulare una riunione dei leader dell’Isis che tentavano di preparare un mega attacco terroristico al fine di mantenere la propria forza dal momento che dopo la caduta di Raqqa l’Isis ha perso il controllo su buona parte della Siria e dell’Iraq.
Tra i protagonisti della simulazione vi erano anche il prof. Ganor nei panni del leader Abu Bakr al-Baghdadi; l’ex vice capo del Mossad Naftali Granot il cui ruolo era di leader del Consiglio militare dell’Isis; il tenente colonnello Uri Ben Yaakov, ex ufficiale dell’IDF, nella parte del capo dell’intelligence dell’Isis; un altro ex ufficiale dell’IDF il tenente colonnello Eyal Dykan era il leader del Consiglio della Shura dell’Isis e il vice direttore dell’ICT Eitan Azani capo del Public Information Council (il comitato della propaganda).
Dal capo del Consiglio militare è arrivato l’input sullo scenario futuro ideale per l’Isis.
“Negli ultimi sei anni – ha detto Granot durante la simulazione – abbiamo subito delle sconfitte militari. Ma questa non è sicuramente la fine. Ci concentreremo ora su ciò che siamo più capaci di fare: infliggere punizioni agli infedeli in vari paesi usando gli attacchi suicidi e altre operazioni terroristiche. Abbiamo molti vantaggi come gli assalitori silenziosi. Sarà molto più facile per noi che combattere una campagna militare. Questa nuova fase sarà una lunga campagna terroristica”.
Granot ha quindi suggerito che l’ISIS dovrebbe indirizzare la maggior parte dei suoi combattenti stranieri in Europa, farli cioè rientrare nei loro paesi d’origine, dove sarebbero ben disposti a compiere attentati terroristici.
Il capo dell’intelligence dell’Isis, Yaakov, ha mostrato la possibilità di poter contare su 1250 foreign fighters rientrati nella loro nazione e ha avvertito che Londra non è più un obiettivo semplice, in quanto la Gran Bretagna non fa parte dell’accordo di Schengen che invece consente un movimento più facile tra alcuni paesi europei.
Dopo avere spiegato perché la Francia era un altro obiettivo forte per l’Isis, Ben Yaakov ha indicato come miglior obiettivo possibile l’Italia e soprattutto il Vaticano in quanto “simbolo del cristianesimo” e quindi l’attacco avrebbe “un grande valore simbolico”.
Idea sostenuta anche dal leader militare dell’Isis, per il quale era necessario valutare la possibilità di una “missione suicida la domenica durante la messa” riuscendo a “colpire il Papa” e ha inoltre evidenziato che “l’Inghilterra e la Francia hanno migliorato le misure di sicurezza” dopo i numerosi attentati terroristici, mentre “l’Italia è ancora più rilassata essendo stata risparmiata dagli attacchi”.
Secondo Yaakov, che parlava come se stesse parlando il capo dell’intelligence dell’Isis, invece di attaccare il Vaticano che è molto protetto, un “bersaglio più facile per un attentato può essere la Maratona di Roma oppure una delle stazioni ferroviarie in prossimità del Vaticano” ed ha indicato quali stazioni ferroviarie italiane hanno i metal detector, i cani anti esplosivi e altre misure di sicurezza tecnologiche e quali sono sprovviste di tutto ciò.
Nel corso della simulazione, i finti leader dell’Isis hanno parlato di dettagli operativi, del numero specifico di attacchi suicidi e dell’uso di un particolare drone che può essere acquistato su Amazon per soli 700 dollari, soffermandosi anche sui tipi di materiali che possono essere facilmente acquistati e che sono necessari per confezionare esplosivi dentro casa e su molti altri dettagli.