L’odio contro Israele non ha risparmiato neanche gli adolescenti. Si può leggere anche così la decisione del 14enne tennista kuwaitiano Muhammad al-Awadi di ritirarsi dal campionato internazionale professionistico, tenutosi a Dubai, per non dover affrontare un avversario israeliano.
Decisione tutt’altro che stigmatizzata da parte del mondo arabo.
Osama al-Shaheen, un membro del parlamento del Kuwait, infatti ha scritto su Twitter:
“Saluti e ringraziamenti all’eroe kuwaitiano Muhammad al-Awadi per il suo rifiuto di normalizzare la competizione sportiva con i sionisti”.
Sempre su Twitter è intervenuto anche Yusuf al-Sanad, membro dell’Unione degli studiosi del Golfo Persico, il quale ha scritto che al-Awadi non ha giocato il match contro un israeliano in solidarietà con il popolo palestinese e in segno di rifiuto del regime dello Stato di Israele.
Tralasciando i termini usati da due personaggi, quali “regime” e “sionisti”, esattamente gareggiare con un israeliano cosa toglierebbe al popolo palestinese?
Dove sarebbe questa solidarietà nei confronti di un popolo vessato e strumentalizzato dalle sue stesse leadership?
Un palestinese che guadagna poco o è senza lavoro, una famiglia palestinese che vive in non buone condizioni, quale vantaggio trarrebbe se viene annullata una partita di tennis contro un piccolo giocatore israeliano?
Nessun vantaggio, solo una retorica anti-israeliana per non scoperchiare l’operato di diversi paesi arabi e leadership palestinese.
Sennò dovremmo pensare che tutti gli atleti (Muhammad al-Awadi non è certo il primo) che si rifiutano di confrontarsi con un rappresentante dello sport israeliano hanno paura di perdere con un ebreo.
Perché non ci sarebbe onta più grande che perdere contro il nemico dichiarato. Perché non si potrebbe giustificare in nessun modo la sconfitta.
Non si potrebbe addossare la colpa agli arbitri o agli organizzatori. Le responsabilità sarebbero dell’atleta, del suo allenatore, dello staff e di tutto il movimento di quel determinato sport, incapace di vincere contro un israeliano.
E poi c’è chi ancora crede, che questi paesi vogliano la pace con Israele…