La proposta mediata del Segretario di Stato americano John Kerry e dal re giordano Abdullah per risolvere le tensioni al Monte del Tempio non è esattamente ciò che si aspettavano le parti in conflitto. A ventiquattro ore di distanza l’idea di piazzare una serie di telecamere di sicurezza nella zona è stata definita una trappola dal Ministro degli Esteri palestinese Riyad al-Maliki che ha dichiarato di non ritenere credibili le affermazioni di Netanyahu che aveva sottolineato nel fine settimana il suo impegno nell’assicurare che solamente ai musulmani sarà possibile pregare al Monte del Tempio mentre per tutti i non musulmani sarà possibile solo visitare la zona.
La maggiore preoccupazione dei funzionari dell’ANP è legata alla gestione dell’apparato di sicurezza: al momento non è chiaro chi dovrebbe monitorare le riprese, se ogni persona desiderosa di entrare verrà schedata e se le riprese verranno utilizzate per arrestare eventuali agitatori.
Netanyahu dal canto suo ha accolto favorevolmente la proposta affermando che simili accorgimenti possono aiutare Israele a respingere le accuse che vedono lo Stato ebraico sul punto di intervenire per modificare lo status quo al Monte del Tempio. Inoltre il Premier israeliano crede che tutto ciò possa contribuire a tranquillizzare i fedeli musulmani in tutto il Medio Oriente.
Secondo Kerry le telecamere fornirebbero un’adeguata trasparenza alle politiche israeliane e scoraggerebbero chiunque tenti di disturbare il luogo sacro. Curiosamente la stessa decisione, presa da Israele nel 2013, fu aspramente criticata proprio dalla Giordania che oggi invece la appoggia.
L’Autorità Nazionale Palestinese si aspettava un ritorno alla legislazione in vigore fino al 2000 quando l’autorità islamica giordana Waqf decideva in autonomia chi potesse entrare al Monte del Tempio. Oggi invece la polizia israeliana controlla tutti i dieci accessi alla zona e, a seguito di un controllo dei documenti, può decidere di vietare l’ingresso a musulmani o ebrei per motivi di sicurezza.
Anche Hamas si è espressa negativamente sull’argomento. “Si tratta di un deplorevole tentativo da parte di Netanyahu, con il benestare degli americani, di assicurare il controllo sionista della moschea di Al-Aqsa. In questo modo gli occupanti avranno il diritto di proibire ai musulmani di pregare alla moschea” si può leggere in un comunicato diffuso domenica dall’organizzazione terroristica al potere a Gaza.
Netanyahu dovrà però fare i conti anche con la Coalition of Temple Organizations, un’associazione che riunisce tutti i gruppi ebraici che sostengono il loro diritto a pregare nel luogo dove sorgeva il Tempio di Salomone. Nel comunicato emesso dall’organizzazione il Primo Ministro viene accusato di “contraddire il fatto che Gerusalemme è la capitale d’Israele e di violare i Diritti Umani privando agli ebrei il loro diritto di pregare al Monte del Tempio”. Inoltre il gruppo ha interpretato la proposta come un tentativo da parte della Giordania e degli Stati Uniti di violare la sovranità israeliana dettando le loro condizioni per mettere fine ai cruenti attacchi terroristici di queste settimane.