C’è stato un tempo in cui in Italia si doveva combattere per la libertà e per la democrazia. Una battaglia che per migliaia di persone ha significato perdere la vita, anche in maniera crudele e brutale.
Come avvenne a Egidio Gimignani, di San Donato in Poggio, nel comune di Tavernelle (Firenze), un partigiano che venne torturato e sepolto ancora agonizzante dai soldati nazifascisti.
Era il 20 giugno 1944. Il giorno precedente Egidio venne catturato perché accusato di far parte del gruppo che uccise un militare del Terzo Reich qualche giorno prima.
Un episodio di una malvagità inaudita, accompagnata da un’aggravante da far accapponare la pelle: i cugini di Egidio furono costretti a scavare la fosse dove i soldati nazifascisti gettare il loro congiunto.
A 78 anni di distanza i nipoti di Egidio Gimignani chiedono giustizia per quanto accaduto. Katia e Sergio Poneti, infatti, hanno avviato una causa contro la Germania per usufruire del fondo di ristoro istituito con il decreto legge 36 del 2022 per risarcire tutti coloro che furono vittime del Terzo Reich per i crimini perpetrati tra il primo settembre 1939 e l’8 maggio 1945:
“Siamo sempre stati orgogliosi della figura di nostro nonno e della sua lotta politica per la libertà e la democrazia, anche se non è stato sempre facile convivere con la ferita costantemente aperta nel cuore di nostra madre. Quando abbiamo saputo dell’istituzione del fondo non abbiamo esitato a decidere di far partire la causa anche se inizialmente era previsto solo il termine di 30 giorni, per questo vogliamo ringraziare lo studio legale che ci segue che ha predisposto gli atti in tempi brevissimi, e anche l’amministrazione comunale di Barberino Tavarnelle per l’attenzione che ha sempre dedicato al caso di nostro nonno”.
La prima udienza si terrà a novembre presso il tribunale di Firenze per una vicenda che conferma le crudeltà nazifasciste commesse nel nostro paese nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
È incredibile come dopo quasi otto decenni, in Italia ci sia una parte politica e della società civile che strizza l’occhio (e non solo) a chi uccise i propri connazionali.