Shoah, gli eroi del calcio ungherese

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David Spagnoletto
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Storia

Shoah, gli eroi del calcio ungherese

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David Spagnoletto

Calciatori che diventano allenatori. Allenatori che diventano eroi. È la storia di István Tóth-Potya e Géza Kertész, simboli di quel calcio ungherese che fece scuola a cavallo delle due guerre.

Nella loro carriera affrontarono tante avversità, spesso uscendone vincitori. Dai primi calci al pallone agli schemi da insegnare ai loro calciatori, quando dalla panchina impartivano consigli per guidare le squadre alla vittoria.

Ma mai come quando, dopo anni passati in Italia collezionando numerosi successi calcistici, tornarono in patria e decisero a salvare molti ebrei dalle oppressioni naziste.

Non si conosce il numero esatto delle persone salvate, ma si conoscono le modalità. Grazie al loro accento spiccatamente tedesco, riuscirono a camuffarsi da soldati tedeschi, firmando documenti e riuscendo a far scappare molti ebrei dal ghetto di Budapest.

Per far questo, István Tóth-Potya e Géza Kertész diedero vita al Gruppo melodia, un’organizzazione resistenziale che intratteneva rapporti con i servizi segreti statunitensi.

Rischiarono la vita per diversi mesi, senza paura, fino a quando furono accusati di nascondere ebrei in casa. Vennero arrestati e incarcerati dalla polizia tedesca.

Le sorti della guerra stavano diventando sempre più avverse per la Germania nazista. Siamo all’inizio del 1945. Ai primi di febbraio l’Armata Rossa accerchia Budapest, che verrà liberata il 13 febbraio.

Una settimana prima però la macchina di morte nazista diede l’ennesima prova della sua ferocia. Siamo al 6 febbraio 1945 e il responsabile della prigione ordinò la fucilazione di Tóth e Géza, a differenza di altri appartenenti al Gruppo melodia che vennero rilasciati.

Géza Kertész venne riconosciuto “martire della patria” e migliaia di persone parteciparono al suo funerale, tra loro diversi cittadini di Catania, città dove lasciò un grande segno sia a livello calcistico che umano, tanto il comune gli ha dedicato una strada e un murale.

István Tóth-Potya e Géza Kertész furono prima calciatori, poi allenatori, in seguito eroi. Da simboli del calcio ungherese divennero simboli di quello che si poteva fare per salvare gli ebrei e in molti non l’hanno fatto, mandando a morire generazioni intere.

 

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