Cortocircuito. È l’unica parola che ci viene in mente per definire quanto avvenuto sabato in diverse piazze italiane, dove i manifestanti hanno paragonato la Stella gialla di David al Green Pass, che diventerà obbligatorio dal 6 agosto.
Il paragone è tutt’altro che nuovo e quello che si è visto ieri è l’ennesima riproposizione di quanto andato in scena nei giorni precedenti.
Tra le città che hanno visto le protese nelle piazze c’è stata Roma, dove il Green Pass è stato accostato alla svastica. Peccato che tra coloro che si sono riversati nelle strade della capitale, ci fosse anche l’estrema destra.
Per i più distratti: l’estrema destra ha manifestato a Roma contro l’obbligo del Green Pass, paragonandolo alla svastica. Quella stessa svastica volle e pianificò l’“introduzione” della Stella gialla.
Un cortocircuito nel cortocircuito che dà la misura del termometro della società italiana. Un cortocircuito inaccettabile, come ha ricordato Sami Modiano, che conobbe da vicino le sofferenze del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, che intervistato da La7 ha detto:
“Questo paragone io non lo accetto assolutamente. Per me significa tutt’altra cosa: sofferenza, dolore, deportazione, eliminazione, sradicare le persone dalle loro case. Quando io sono stato tatuato non avevo più un nome, non sono più stato chiamato Sami Modiano ma B7456. In quel momento mi hanno tolto la dignità di essere una persona umana. I tedeschi ci hanno considerato bestie da eliminare, non eravamo più persone”.
Sull’argomento era intervenuto nei giorni scorsi anche Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica, secondo cui:
“Sta montando un clima di odio e di intolleranza molto pericoloso. Far riferimento alla Shoah con tanta superficialità, è un segnale di forte allarme. La politica inizi a moderare i toni”.
A destare preoccupazione è proprio la “superficialità” con cui molti fanno paragoni tra il Green Pass e la Shoah.
La Stella Gialla e il numero tatuato sul braccio non davano accesso a qualche locale alla moda. Erano segni dell’odio, della sofferenza e della morte.
La Stella Gialla e il numero tatuato sul braccio non davano accesso a un ristorante dove mangiare con amici cari che non si frequentavano da un po’. Erano segni dell’odio, della sofferenza e della morte che davano accesso a campi di transito, campi di sterminio, dove l’indomani avevi molta possibilità di non vedere mai più una persona casa.
Il Green Pass è un mezzo per provare a uscire dalla pandemia e salvare delle vite umane. La Stella gialla, il numero tatuato e altri segni discriminatori erano segni di morte.
Differenze “difficili” da non cogliere…