L’Iran ha impiccato quattro curdi accusati di essere spie di Israele.
All’alba della mattina del 29 gennaio, Teheran ha deciso di dare la morte a Mohsen Mazloum, Pejman Fatehi, Vafa Azarbar ed Hezir Faramanzi.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Isna, i quattro avevano avuto l’intenzione di far saltare in aria una struttura del ministero della Difesa per la produzione di missili.
Mohsen Mazloum, Pejman Fatehi, Vafa Azarbar ed Hezir Faramanzi furono arrestati il 22 giugno 2021 e accusati di “inimicizia contro Dio” e spionaggio in favore dello Stato ebraico.
Da allora, sono stati detenuti in carcere senza avere la possibilità di incontrare i propri legali.
Un diritto negato, che grazie al Cielo è concesso nei paesi democratici. Ma l’Iran democratico non è e, quindi, l’iter “giudiziario” ha fatto sì che ai quattro non sia stata data la possibilità di difendersi.
Addirittura i loro famigliari hanno visto i congiunti solo poche ore prime dell’esecuzione.
In più, come da prassi in Iran, gli organi d’informazione di stato hanno diffuso in due tempi diversi i video delle “confessioni” forzate.
Iran che ha l’ossessione per tutto ciò che è israeliano o ebraico, tanto da bombardar alcuni luoghi nel Kurdistan iracheno che Teheran sostiene fossero usati da spie israeliane.
A morire, però, secondo l’esecutivo del Kurdistan sarebbero stati almeno 4 civili, tra i quali figura Peshraw Dizayee, imprenditore milionario curdo vicino alla classe dirigente governativa e alcuni suoi familiari. A esser colpiti, inoltre, anche l’abitazione di un ufficiale dell’agenzia di intelligence curda e un suo centro operativo. Prove di una presenza del Mossad nella zona bombardata non è stata confermata.
L’Iran continua a impiccare presunte spie di Israele. Confessioni estorte, processi farsa e diritti legali negati.
Tutto normale?