Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affidato il processo di pace con i palestinesi nelle mani del Ministro degli Interni Silvan Shalom, veterano del partito di centrodestra Likud e figura strategica nel dialogo con gli Stati Uniti. Shalom è stato inoltre Ministro degli Esteri dal 2003 al 2006, periodo in cui ha dovuto affrontare eventi drammatici come la fine della Seconda Intifada e il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza. Prima di lui era stata Tzipi Livni, ora leader dell’opposizione insieme a Herzog, a ricoprire l’incarico e la sua rimozione scatenò la crisi di governo che ha portato poi alle elezioni di Marzo.
La reazione della leadership palestinese non si è fatta attendere e, come prevedibile, non è stata affatto positiva. Secondo i membri di ANP infatti non è importante chi siederà con loro al tavolo dei negoziati visto che Netanyahu non ha nessun interesse a raggiungere un accordo. Israel Radio riporta che i funzionari di ANP sono intenzionati a incontrare Shalom solo nel caso in cui Israele acconsenta a una serie di precondizioni che includono lo stop agli insediamenti oltre la Green Line, il ritorno ai confini pre-’67 e il rilascio dei prigionieri detenuti nelle carceri israeliane.
Nei prossimi giorni Shalom parlerà con la Livni per conoscere tutti i retroscena dell’ultimo negoziato mediato dal Segretario di Stato americano John Kerry. Il nuovo Ministro degli Interni ha già espresso fiducia nonostante la volontà dei palestinesi di persuadere la comunità internazionale ad imporre la propria soluzione a Israele.
