“In Europa e negli USA si investono folli somme di denaro nei sistemi di sicurezza di alta tecnologia, ma stanno combattendo la guerra di ieri e non stanno investendo invece nell’elemento umano. Chi si concentra a sequestrare una bottiglietta d’acqua ad una anziana signora non troverà mai degli esplosivi”, lo ha spiegato Shlomo Har-Noi, presidente della compagnia israeliana Shamda che si occupa di sicurezza in infrastrutture ad alto rischio.
Ed in effetti se in Europa le esplosioni all’aeroporto di Bruxelles hanno sorpreso tutta la rete della sicurezza, in Israele non si sono minimamente scomposti, consapevoli che questi sono i rischi quando si seguono strategie di prevenzione che non sono al passo coni tempi, ma che affrontano la minaccia odierna come se fossimo indietro di 40 anni. All’indomani dei tragici attentati molti stati europei si stanno già muovendo per riorganizzare i controlli aeroportuali, può tornare quindi utile dare uno sguardo ai sistemi di sicurezza dell’Aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, che effettua i primi controlli già dal momento dell’acquisto di un biglietto aereo.
Il primo livello di controllo è telematico: gli addetti alla protezione dell’aeroporto israeliano sono in possesso delle liste complete dei passeggeri, il ché permette di effettuare controlli ad incrocio e verificare quali viaggiatori avranno bisogno di maggiori attenzioni da parte degli agenti.
Il secondo step sono i controlli sulla strada che porta all’aeroporto: la sicurezza blocca le macchine che passano sotto una specie di casello e controllano chi c’è nella vettura, chi viaggerà e chi li sta accompagnando.
Poi ancora la terza barriera si incontra prima di arrivare al check in: lo staff dell’aeroporto controlla passaporti, biglietti e bagagli. Conduce un accurato “interrogatorio” e se lo ritiene necessario apre valigie e zaini. Si arriva così alle partenze con dei biglietti che attestano il superamento dei controlli.
Fermo restando che nessuno è immune da attentati, sarebbe il caso che anche in Europa si adottassero misure più serie, ma soprattutto che si investisse nell’addestramento del personale addetto alla sicurezza. I controlli israeliani sono fastidiosi e invadenti, a volte sembrano durare un’eternità e rallentano il tempo delle partenze, ma ne vale la pena.