Deportato a sette anni da Rostock in Germania nel 1944 insieme a padre, madre, sorella, nonno e zia. Fu l’unico della sua famiglia che un anno dopo vide l’Armata rossa liberare Auschwitz.
“Li ho visti arrivare nella neve, vestiti di bianco e con gli sci ai piedi uno di loro mi ha dato una coperta, che ancora conservo”. È fermo il ricordo di Samuel Artale Von Belskoj Levy che nell’aula magna della scuola di Noceto (in provincia di Parma) ha tenuto una conferenza davanti a studenti delle classi terze medie con i loro genitori, la preside, gli insegnanti e Paolo Papotti per l’Anpi.
Levy ha raccontato le atrocità della Shoah e la sua storia personale avvalendosi di diapositive: immagini di volti, corpi prosciugati, devastati dagli esperimenti di Mengele, luoghi di morte e di sofferenze inimmaginabili. “I nazisti – ha ricordato – strappavano i bambini dalle braccia delle madri e lo hanno fatto anche con me usavano i piccoli per ispezionare i cadaveri e hanno fatto anche di me un Sonderkommando; queste erano le baracche, una era la mia”. Mostrando la foto Ahmadinejad, ex presidente dell’Iran, l’ingegnere ha rivelato: “Il rischio che col passare del tempo nessuno creda che tutto ciò è esistito è alto, ho scritto tre volte a questo signore. Lo avrei voluto incontrare perché ripetesse davanti a me le sue tesi negazioniste. Non mi ha mai risposto”.
Tutto il pubblico è rimasto in rigoroso silenzio nell’ascoltare parole che nel corso del racconto hanno rivelato la profondità di una persona sopravvissuta alla barbarie naziste:
Nel campo ho seguito il consiglio di un ebreo anziano che appena arrivato, mi disse di cercare di sopravvivere ad ogni costo. A guerra finita, fui affidato a una associazione ebraica che mi trasferì negli Stati Uniti, in un orfanotrofio a Miami. Lì mi sono laureato in ingegneria. Studiavo come un folle, mosso solo dall’odio. Volevo crescere, diventare forte e andare a caccia di nazisti. Fu solo quando incontrai mia moglie, che cominciai a pensare che la vita era stata a suo modo generosa con me consentendomi di incontrare l’amore. Lo studio è il più grande capitale, investite sulla conoscenza. Nessuno potrà mai togliervi quello che avete imparato.
Levy ha concluso la conferenza dando un importante compito ai ragazzi: “Chi ascolta un testimone diventa un testimone”.