Shoah in Olanda, il gay che sfidò i nazisti

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David Spagnoletto
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Shoah

Shoah in Olanda, il gay che sfidò i nazisti

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David Spagnoletto

Una storia resa pubblica solo pochi anni fa. O meglio, le vicende in sé furono ben presto note, ma non nella propria interezza. L’omissione di un particolare che dà la misura di quanto fosse difficile essere sé stessi prima, ma anche dopo i fatti che vi stiamo per raccontare.

Marzo 1943, Amsterdam, Olanda. La Germania nazista occupa il paese, costretto a convivere con la ferocia del Reich

Una sera, una bomba manda in fiamme un edificio. Non uno qualsiasi, ma uno in cui i nazisti custodiscono i nomi di cittadini olandesi sotto osservazione. L’esplosione distrugge un quarto dei documenti, ma dà ugualmente il segnale che la Resistenza olandese è viva.

Dietro a tutto c’è Willem Arondeus, un cittadino olandese che amava e viveva grazie all’arte. Nato ad Amsterdam nel 1895, Willem, uno dei sei figli di una coppia di costumisti teatrali, amava anche un uomo: Jan Tijssen.

Troppo per un periodo storico che non vedeva le diversità come opportunità di confronto, ma come caratteristiche da debellare. L’aperto contrasto per le unioni omosessuali si concretizzano nella loro messa al bando, nonostante la legalizzazione avvenuta diversi decenni prima.

Willem aveva trovato le stesse chiusure anche nei suoi genitori che, una volta saputa l’omosessualità del figlio, lo avevano allontanato.

Cacciato di casa, continua il suo percorso artistico che gli regalerà soddisfazioni, tanto che le sue opere sono esposte al Museo Metropolitan di New York. Le sue capacità, però, non possono rimanere appannaggio esclusivamente dell’arte in senso stretto e ben presto inizia a fabbricare falsi documenti d’identità, che in quel momento storico potrebbero diventare sinonimo della continuazione della vita. 

Non si conosce l’esatto numero dei documenti, né degli ebrei e di altre persone perseguitate dai nazisti che riescono a usufruire del suo aiuto. Quegli ebrei che Willem aveva capito essere il male assoluto per la Germania di Adolf Hitler.

La sua organizzazione, che crea documenti, decide di far fare un salto di qualità alla Resistenza olandese, facendo esplodere una bomba che poi giorni dopo gli varrà la fucilazione assieme ad altri 12 suoi compagni.

Dopo la guerra l’episodio diventa uno dei cardini della lotta olandese contro l’occupazione nazista, ma il nome di Willem Arondeus viene accostato poco e di rado all’intera vicenda solo perché il suo amore era destinato a un uomo e non a una donna.

Solo perché le diversità fanno paura a chi teme il dialogo.

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