Israele andrà alla ricerca dei resti dei corpi degli ungheresi uccisi nel 1944 dalle milizie filonaziste “Croci frecciate” e gettati nel Danubio.
Zaka, l’organizzazione di soccorso israeliana, avrà l’arduo compito di recuperare quanto rimane delle vittime inghiottite dal fiume per dare loro una sepoltura ebraica. Dopo quasi tre anni di negoziati, è stato rilasciato il permesso per avviare l’operazione di ricerca.
Questa storia è una delle più barbare agghiaccianti note accaduta durante la Seconda Guerra Mondiale.
A cavallo fra il 1944 e il 1945 gli ebrei ungheresi furono imprigionati nelle loro stesse abitazioni nel Ghetto di Budapest. Molti di loro, che riuscirono a sopravvivere dopo le sofferenze imposte dal Terzo Reich, furono strascinati sulle rive del fiume Danubio per essere uccisi. Ma ai perpetratori non basta portare loro la morte, volevo umiliarli e farli soffrire il più possibile.
Prima veniva detto loro di togliersi le scarpe, poi venivano legati a gruppi di tre e la persona in mezzo veniva colpita con un’arma da fuoco, che ovviamente la faceva cadere in acqua assieme agli altri due, che morivano così per annegamento.
Sulla riva rimanevano le scarpe, motivo per cui oggi sono poste 60 scarpe in bronzo realizzate dallo scultore Pauer Gyula proprio nel punto dove avvenivano le esecuzioni.
A chi si domanda perché sia importante ricordare la Shoah la risposta è questa. A chi uccideva gli ebrei lo faceva nella maniera più atroce possibile, disumanizzandoli come non avrebbero mai meritato.
Per questo Israele ha deciso di (ri)dare loro quell’umanità strappata e di cercare i loro resti per dare una degna ed ebraica sepoltura a chi non l’ha avuta.