Il governo israeliano permetterà alle auto dei medici palestinesi di entrare in Israele. Si tratta dell’ennesimo passo distensivo da parte di Israele dalle elezioni del 17 Marzo nonostante le notizie di una crescente tensione tra lo Stato ebraico e l’Autorità Nazionale Palestinese causata dalla decisione di quest’ultima di aderire alla Corte Penale Internazionale e dalla minaccia di terminare la coordinazione di sicurezza tra le due parti.
Il primo gesto israeliano risale addirittura a prima delle elezioni quando il Ministro della Difesa Moshe Ya’alon ha ordinato il collegamento delle risorse idriche alla nuova città palestinese Rawabi. Le altre mosse a sorpresa effettuate dagli israeliani in questo periodo sono state lo sblocco delle entrate fiscali destinate ai palestinesi e la decisione di costituire un corpo di polizia palestinese armato per i villaggi intorno a Gerusalemme. Ironicamente la costituzione di questo corpo di polizia è arrivata poco dopo la raccomandazione da parte dell’OLP di sospendere la coordinazione di sicurezza tra Israele e ANP. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina però non ha nessuna autorità per prendere una decisione del genere e il suo parere non è vincolante perciò, nonostante le minacce continue da parte della leadership palestinese, la coordinazione è proseguita senza intoppi e si è concentrata sulla comune preoccupazione di Israele e ANP: l’espandersi di Hamas e di altri gruppi radicali nella West Bank.
A Ramallah, sede del governo di ANP, sanno benissimo che senza l’aiuto dei militari israeliani Hamas potrebbe in qualsiasi momento effettuare un golpe simile a quello avvenuto a Gaza nell’estate del 2007. Il numero degli operativi di Hamas nella West Bank è cresciuto tantissimo, così come è cresciuto il totale degli arresti effettuati ai loro danni dalle forze di sicurezza di ANP.
In pubblico la maggior parte dei funzionari palestinesi continua a rilasciare dichiarazioni di accusa nei confronti di Israele ma la sensazione è che in realtà i rapporti non siano così deteriorati. In molti credono alla possibilità che le parti abbiano organizzato una sorta di canale segreto per dialogare a dispetto dell’apparente stato di tensione tra di loro. Alcuni commentatori si sono spinti addirittura a dichiarare che i recenti gesti di pace israeliani siano parte di un accordo per fermare la denuncia per crimini di guerra alla Corte Penale Internazionale o per evitare uno scontro frontale che potrebbe alimentare le violenze. E se Israele stesse solo cercando di prevenire il collasso dell’Autorità Nazionale Palestinese? Una simile eventualità significherebbe la totale anarchia nella West Bank e probabilmente una nuova Intifada, situazioni in cui gli integralisti islamici possono trarre il meglio dall’insoddisfazione della popolazione.