Una scritta antisemita è comparsa sulla serranda di un negozio di parrucchiere a San Maurizio Canavese, in provincia di Torino.
“Questo è un negozio ebreo” – scritto a computer e stampato su un foglio A4 – e il lancio di una vernice rossa sono stati fatti ritrovare sulla saracinesca del negozio di Gianni Errichiello, davanti a cui è stata data alle fiamme un’auto.
Leggendo verrebbe da pensare che il signor Errichiello sia ebreo o abbia parenti di religione ebraica. E invece no, a dirlo è il diretto interessato, che ha affermato di non aver ricevuto minacce, svelando però un particolare:
“Non sono ebreo. E non ho parenti di religione ebraica. Anzi non andiamo nemmeno in chiesa se proprio volete saperlo. La scorsa settimana hanno incollato il nottolino con la colla. Ma non abbiamo dato importanza al fatto. Pensavo ad uno scherzo”.
Gianni Errichiello ha rivelato, inoltre, che l’automobile incendiata non era sua ma del vicino di casa che abita al piano superiore rispetto al suo:
“Sono una persona onesta. Non ho debiti con nessuno, anzi quando qualcuno non ha il portafoglio gli faccio anche credito. Non so chi possa avermi fatto una cosa del genere. Ma sicuro non è un ragazzino e non è nemmeno del posto”.
Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri che hanno sequestrato le immagini delle telecamere della zona per ricostruire l’accaduto.
La scritta “Questo è un negozio ebreo” rimanda agli orrori antisemiti del passato, quelli che portano alla Shoah, ma furono sottovalutati.
Anche se il destinatario del gesto non è ebreo, il fatto non è meno grave, anzi. È la cartina di tornasole di un antisemitismo che pervade le nostre città e quella volontà di etichettare l’altro come diverso, anche se diverso non è…