Sar El (Sherut Le Israel – Servizio per Israele) è il nome del programma che offre la possibilità di svolgere attività di volontariato nelle basi militari del Tsahal, l’esercito israeliano noto con il nome di ‘Forze di Difesa di Israele’ (IDF). Il programma è nato nell’estate del 1982, nel periodo della guerra in Libano, e all’inizio era rivolto solo agli ebrei. Da qualche anno anche per i non ebrei c’è la possibilità di fare questa particolare esperienza, che consente di conoscere e comprendere dall’interno la storia e la cultura ebraica, ma anche il territorio di Israele e le peculiarità delle sue città. Chi vi partecipa lo fa con motivazioni ben precise. Chi è ebreo ha un legame di sangue con questa terra; per chi non è ebreo le motivazioni sono due: o si è già alla ricerca di radici ebraiche nel proprio albero genealogico, quindi c’è già un legame forte con questo Stato, oppure si è amici di Israele e del suo popolo.
A maggio scorso il primo gruppo tutto italiano ha indossato la divisa di volontario Sar El ed ha servito lo Stato di Israele svolgendo attività in una base logistica dell’IDF.
Punto di riferimento in Italia è stato Michael Begnini, che ha agevolato i contatti tra gli italiani e Pamela Lazarus, coordinatore del programma in Israele.
Il gruppo, circa 12 persone, tra cui un ebreo, era molto eterogeneo sia per età, che per la provenienza geografica e per background. Qualcuno vi aveva già partecipato, mentre per altri era la prima esperienza.
Arrivati in base, i volontari hanno lasciato, nei loro alloggi, gli abiti civili per indossare l’uniforme del Tsahal e iniziare a lavorare. Le attività svolte sono state di vario tipo, preparare zaini con diverse attrezzature per i soldati, sistemare magazzini pieni di materiale di cancelleria o pezzi di ricambio per tank, piegare divise, lucidare anfibi e molte altre mansioni che in una base logistica sono richieste. A coordinare il gruppo sono state due madrichot: Daniella e Noa, che hanno fornito ai volontari tutto il supporto necessario durante l’attività in base, attivandosi per soddisfare ogni richiesta, ogni necessità personale ed ascoltando anche eventuali rimostranze. Può accadere infatti che i volontari accettino a malincuore la mansione da svolgere. Essendo dentro il Tsahal, magari si ha l’aspirazione di stare in prima linea, di vivere qualcosa di più operativo e poi invece ci si ritrova in una base logistica. La location dove prestare l’attività non la si sceglie e la si conosce solo dopo essere arrivati al Ben Gurion, dove si è accolti dall’attivissima Pamela, è lei che comunica qual è la base dove si viene destinati.
I partecipanti al programma devono portarsi dietro tanto buon umore, spirito di gruppo e una mente aperta, senza dimenticare che si sta vivendo un’esperienza da militare e vi sono delle norme di sicurezza da seguire. La vita in base è molto spartana, si dorme in camerate, si condividono bagni e docce, non c’è Tv, non c’è wifi, non c’è lavatrice e i panni si lavano a mano, non ci sono distrazioni. Si può fare sport e vi sono attività di gruppo serali che prevedono una formazione culturale sulla storia e la geografia di Israele. Interessanti le lezioni tenute da Daniella e Noa inerenti la lingua e l’alfabeto ebraico; gli eventi più importanti che hanno contrassegnato la nascita e storia di Israele; la cultura ebraica; i valori fondamentali dell’IDF, le invenzioni e le scoperte israeliane, alcune anche poco note, ed infine sono riuscite a far ballare ai volontari, a suon di musica, una tipica danza locale.
La lingua utilizzata era l’inglese ma per il primo gruppo tutto italiano vi è stata la possibilità di parlare italiano in quanto spesso a tradurre, anche dall’ebraico all’italiano, ci ha pensato Giovanni Mureddu, veterano di Sar El, ed inoltre la madricha Daniella parlava un po’ di italiano. Nel fine settimana ebraico, che coincide con lo shabbat, i volontari possono soggiornare gratuitamente a Tel Aviv in un ostello dell’IDF, il Beit Oded, dove si incontrano altri volontari, provenienti da tutto il mondo, con cui c’è la possibilità di confrontarsi sull’esperienza dal momento che non si è tutti nella stessa base militare. Si incontrano americani, inglesi, francesi, tedeschi, ungheresi ecc…uomini e donne dai 18 anni in su. Da giovedì pomeriggio a sabato sera c’è la possibilità di andare al mare, fare delle gite o dei tour sia a Tel Aviv che in altre città, ricordandosi che durante lo shabbat mezzi pubblici e alcuni taxi sono fermi, non lavorano.
I volontari italiano hanno partecipato insieme alle madrichot a due visite guidate, la prima si è tenuta alla casa di David Ben Gurion, la seconda a Neve Tzedek uno dei quartieri più belli di Tel Aviv.
Domenica mattina, che in Israele è un giorno lavorativo, per i volontari c’è il rientro in base.
Sar El è un’occasione unica che lascia il segno per l’intensità dei rapporti umani che si instaurano con i militari israeliani e con gli altri volontari sia durante che dopo il periodo di volontariato. Durante la vita in base un momento importante è durante i pasti, colazione, pranzo e cena, che ti danno l’opportunità di parlare con i militari, fare loro delle domande, capire cosa vuol dire far parte dell’IDF e cosa vuol dire difendere un territorio. Si comprende quel senso di Patria che in Italia sembra stia scemando, di appartenenza ad un territorio, di attaccamento ad una bandiera, ad un’unica bandiera da difendere qualunque sia il governo in carica.
I soldati israeliani di contro si stupiscono nel sentire che un non ebreo decide di vivere per due-tre settimane o anche per mesi in una base militare israeliana. Ogni conversazione si conclude sempre con il loro “Todà” (grazie), un riconoscimento per il contributo che il volontario fornisce al Tsahal.
Partecipare al programma è certamente una scelta di campo, lo si fa con la consapevolezza che ci si schiera da una parte e spesso per qualche volontario la decisione arriva dopo una lunga riflessione e dopo anni di studio dell’ebraismo. L’esperienza consente di conoscere da vicino il popolo israeliano, sentire dalla loro voce le motivazioni che, ogni giorno, spingono uomini e donne a difendere il proprio Stato.
Il programma Sar El è poco conosciuto in Italia e quindi vi sono ancora molti pregiudizi, anche da parte di appartenenti ad alcune istituzioni. È bene precisare che i volontari che partecipano a Sar El non sono né ‘foreign fighters’, né mercenari, né appartenenti ad una sorta di legione straniera messa in piedi da Israele e nemmeno legati al Mossad, l’intelligence israeliana. Il programma è legale e partecipando non si commette nessuna infrazione contro lo Stato italiano. Sar El consente di conoscere Israele come nessun viaggio turistico permetterebbe di fare e offre la possibilità di capire dall’interno la forza dell’esercito israeliano.
Le informazioni sul programma e su come partecipare sono presenti sul sito www.sar-el.org, per contattare Sar-El Italia, che fa da tramite fra gli interessati in Italia e l’organizzazione in Israele, la mail è [email protected]