Israele qualche giorno fa ha espulso in Francia Salah Hamouri, cittadino francese con la doppia nazionalità francese e palestinese, suscitando le proteste della diplomazia francese, della commissione dei diritti umani dell’Onu (quella che condanna regolarmente lo stato ebraico una dozzina di volte l’anno), dei deputati della lista araba più estremista. Vale la pena di raccontare la sua storia, perché essa permette di capire meglio l’ipocrisia della “comunità internazionale” e le difficoltà che Israele ha nel far accettare il suo diritto all’autodifesa. Nato nel 1985 a Gerusalemme da madre francese insegnante di lingua e padre palestinese che gestisce un ristorante in un sobborgo arabo della città, Hamouri ha studiato in una scuola privata cattolica sempre nella zona araba di Gerusalemme, poi sociologia all’università di Betlemme e si è infine laureato in giurisprudenza. Si definisce perciò avvocato specialista in diritti umani.
La sua vita però assai più che agli studi è stata dedicata a terrorismo. IL suo primo arresto risale a quando aveva 16 anni, durante la grande ondata di violenza del 2000-2002. Durante quegli anni fu anche ferito alla gamba durante uno scambio a fuoco con le forze di sicurezza e condannato a cinque mesi per l’appartenenza a un’organizzazione terrorista, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), responsabile di molte decine di dirottamenti aerei, attentati suicidi, bombardamenti, omicidi, inserito nella lista dei terroristi dell’Unione Europea e degli Usa. Rilasciato dopo aver scontato la condanna, e diplomatosi, Hamouri fu arrestato di nuovo nel 2004 per attività con il PFLP e condannato a un anno di carcere.
L’anno successivo Hamouri fu coinvolto in un complesso piano per uccidere l’ex rabbino capo sefardita di Israele e grande autorità talmudica Ovadia Yosef. Hamouri si procurò le armi per l’attacco e fu visto mentre ispezionava con un complice i dintorni della casa dove abitava Ovadia Yosef. Il gruppo fu arrestato e i suoi membri confessarono e in tribunale ammisero la loro responsabilità. Hamouri fu condannato a sette anni. Nel 2011 fu indicato da Hamas fra i 1500 condannati da scarcerare in cambio della liberazione di Shalit: una prova ulteriore abbastanza chiara della sua militanza terroristica. Nel 2014 si sposò con una cittadina francese, Elsa Lefort, a sua volta coinvolta in attività terroristica, arrestata all’aeroporto Ben Gurion al ritorno dalla Francia ed espulsa nel 2016. Nel frattempo Hamouri era incappato altre volte in provvedimenti (arresti, diffide, proibizioni di residenza) comminati dalle autorità di sicurezza israeliane, sempre per episodi connessi ai suoi legami con il PFLP.
Laureato in legge, lavora presso l’ONG “Addameer Prisoner Support and Human Rights Association”, una specie di “soccorso rosso” che dichiara di svolgere assistenza legale per i terroristi arrestati. E’ una delle cinque organizzazioni non governative che Israele ha bandito per i suoi legami con le organizzazioni terroriste, sostanzialmente perché svolgevano attività di raccolta fondi per il PFLP. Arrestato di nuovo per questa collaborazione, nel 2020 gli fu revocato il permesso di residenza a Gerusalemme ed ora è stato espulso e messo su un aereo verso la Francia, il suo paese di cittadinanza.
Si tratta di una chiarissima carriera di fiancheggiatore del terrorismo, come ne abbiamo visto tante anche in Italia negli “anni di piombo”. E’ assurdo pensare che Israele espella una singola persona perché intende svolgere una “pulizia etnica” contro gli arabi di Gerusalemme, che sono alcune centinaia di migliaia. Il problema è un’attività continua di appoggio alla “lotta armata” in cui Hamouri si è continuamente avvalso del suo passaporto francese e dei legami con le organizzazioni internazionali per agevolare come poteva la “lotta” contro Israele di organizzazioni terroristiche, essendo pure coinvolto, per sua stessa ammissione, almeno in un clamoroso tentativo di omicidio.
I mezzi di comunicazione e le organizzazioni politiche di sinistra cercano di fare di personaggi del genere degli eroi dei “diritti umani”. E’ un tentativo non nuovo, assomiglia a quello che riguarda Marwan Barghouti, condannato all’ergastolo per sette omicidi ma dipinto da certa stampa come un martire. E’ una posizione che deriva dall’idea che “lottare” contro Israele sia giusto e lecito, quali che siano i mezzi adottati; e che all’inverso Israele non abbia mai il diritto di difendersi da chi lo attacca, anche adottando gli strumenti legali più garantisti. L’espulsione di Salah Hamouri è stata firmata dal Ministro degli Interni Shaked dopo due anni di battaglie giuridiche. Essa è abbondantemente motivata e assolutamente legale: tutte le polemiche che ne sono seguite sono solo pretestuose.