Quando il capodanno ebraico cade di sabato non si suona lo Shofar, e questo non perché suonare lo shofar di Shabbat sia proibito; infatti lo Shofar non è considerato uno strumento musicale, e saperlo suonare è una hochmà (una sapienza), ma non una melachà (un lavoro). Ora, nel caso si sia sprovvisti dello Shofar, pur di fare la mitzvà, saremmo indotti ad andare a prenderlo e quindi a trasgredire la melachà che vieta di trasportare un oggetto da un luogo pubblico a uno privato. Questa precauzione e altre simili sono disposizioni rabbiniche che non venivano applicate nel Tempio di Gerusalemme e la domanda è se vadano osservate anche dove esiste un Beth din, un tribunale rabbinico composto di 70 membri (Grande Sinedrio).
Una volta Rosh ha Shanà cadde di sabato e gli abitanti di tutte le città (che si trovavano nei dintorni di Yavnè si riunirono a Yavnè per ascoltare il suono dello Shofar, come facevano quelle vicine a Gerusalemme).
Rabbi Yochanàn ben Zakkai disse ai Benè Beterà (i Maestri più importanti dell’epoca) : Suoniamo!
Gli risposero: Discutiamo (per decidere se la proibizione di suonare lo shofàr di sabato si poteva applicare in un luogo in cui c’è un Sinedrio)..
Rispose: Suoniamo e dopo discutiamo.
Dopo aver suonato, I Benè Betrà gli dissero: Discutiamo.
Rispose Il suono dello shofàr (kèren, corno) è già stato ascoltato a Yavnè e non si obietta dopo che l’azione è già stata fatta (TB Rosh hashanà 15a).
Rabbi Yochanàn Ben Zakai è il maestro che si fece trasportare in una bara fuori dalle mura di Gerusalemme per poter incontrare e parlare con Tito, il generale delle truppe romane che assediavano la città. Rabbì Yochanàn andò da Tito e gli dette la notizia che sarebbe stato nominato imperatore e, come ricompensa per la buona notizia data, chiese che gli venisse concessa la salvezza di “Yavnè e i suoi Maestri”. Una scelta difficile perché tutti avrebbero preferito venisse salvato il Tempio. Rabbi Yochanàn fece una scelta coraggiosa e lungimirante pensando al futuro del popolo ebraico e alla sua dispersione. La Torah e i suoi Maestri erano una polizza per garantire la sopravvivenza del popolo ebraico e poteva essere trasportata ovunque. Rabbi Yochanan si dimostrò uomo coraggioso pronto ad affrontare l’opinione dei Maestri più importanti dell’epoca e della maggioranza della gente.
Nelle situazioni di crisi, la presenza di uomini coraggiosi pronti ad assumersi responsabilità ampie e rompere il silenzio, è cosa necessaria e sempre auspicabile. L’umanità e il popolo ebraico si trovano oggi in una situazione difficile e critica, ma proprio per questo oggi i leader del popolo ebraico devono avere il coraggio di prendere decisioni difficili e importanti.
Ho scritto altrove che il Coronavirus poteva essere una opportunità per produrre imprevedibili cambiamenti a livello individuale e collettivo: è quanto sta accadendo in Medio Oriente e speriamo possa accadere anche ovunque.
Nel citato testo del Talmud, lo Shofar viene chiamato kèren, corno. Il corno dell’ariete viene usato per suonare lo Shofar, una mitzvà, che abbiamo l’opportunità di incontrare una volta all’anno nel giorno di Capodanno. In questi giorni siamo circondati dal virus, cui è stato assegnato il nome di Corona. Non deve sfuggire la relazione tra le parole kèren e corona, non solo per l’assonanza, ma perché vanno interpretate come un’occasione, un’opportunità per cambiare il nostro modo di operare. La diffusione del Coronavirus ha costretto l’uomo obtorto collo a riflettere sui propri comportamenti per cambiare strada.
Il suono dello Shofar deve risvegliare il cuore e la mente sia del singolo che dei capi che lo rappresentano: ognuno è invitato a prendere liberamente quelle decisioni che possano garantire la vita e la sopravvivenza dell’uomo e di Israele. Ma questo processo deve partire dalla capacità di ascoltare il silenzio: è quanto accadde al profeta Elia, al quale la presenza del Signore appare non nel forte vento, nel rumore prodotto dai terremoti, né nel fuoco, ma solo in un sottile mormorio, quasi un silenzio (I Re, cap. 19, vv 11 e 12).
Finalmente solo dopo aver eliminato i rumori che ci circondano, ascoltando il silenzio dello Shofar nel primo giorno di Rosh ha Shanà, che cade di Shabbat, potremo ascoltare e risvegliarci ai suoni dello shofàr il giorno successivo.
Con l’augurio che sia un anno in cui le nostre preghiere vengano ascoltate e le azioni delle guide spirituali e politiche possano cambiare il nostro futuro.