La Comunità Ebraica di Roma piange uno sei suoi personaggi più emblematici, il rabbino Vittorio Haim Della Rocca, morto all’età di 88 anni.
Figura storica dell’ebraismo romano e italiano, Rav Della Rocca, classe 1933, rimase orfano di padre, deportato nell’Inferno di Auschwitz e ucciso nella marcia della morte, il movimento forzato di migliaia di prigionieri da un lager a un altro.
Rav Della Rocca ha insegnato le regole e i precetti ebraici a intere generazioni, contribuendo in maniera notevole a tramandare i valori della Torah.
Le massime autorità religiose e politiche di Roma hanno voluto omaggiare la figura di Rav Vittorio Haim Della Rocca. Il Rabbino Capo, Riccardo Di Segni, l’ha ricordato con queste parole:
“Rav Della Rocca è stato per decenni una delle colonne della vita religiosa della comunità, come cantore nel Tempio Maggiore, insegnante nelle scuole, sempre presente e vicino alle persone e alle famiglia nei momenti lieti e in quelli meno lieti. Con lui abbiamo perso un riferimento importante”.
Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha affermato:
“Per lui che aveva perso il papà durante la Shoah la Comunità Ebraica era tutto. Ha dedicato la sua vita all’insegnamento e alla trasmissione dei valori ebraici stando tra la gente e aiutando la Comunità a crescere e a rinforzarsi spiritualmente. Non è stato solamente un rabbino, ma un maestro per tutti gli ebrei romani che oggi ne piangono la scomparsa e ne commemorano il ricordo”.
La Comunità Ebraica di Roma ha ricordato così uno dei sui figli prediletti e rav più autorevoli:
“Ci lascia Rav Vittorio Haijm Della Rocca Un chacham (saggio) dei nostri tempi ma anche maestro, scrittore, docente e guida spirituale. Ha contribuito alla formazione di tanti studenti, oggi adulti, che proseguono sulla scia dei suoi insegnamenti. Shalom Morè”.
Morè in ebraico significa maestro. Un maestro per tutti gli ebrei romani, che si sono stretti attorno alla famiglia Della Rocca, alla moglie Rossana, ai due figli Roberto e Jonathan e ai tre nipoti.