Grazie a un documento di 24 pagine ottenuto dal quotidiano inglese The Guardian l’Occidente è ora in grado di analizzare gli obiettivi strategici dello Stato Islamico. Quello che gli analisti internazionali definiscono “il manuale del Califfato” mostra dettagliatamente come il gruppo terroristico vuole costruire un vero e proprio Stato a cavallo fra Siria e Iraq: dipartimenti governativi, programmi economici, gestione delle risorse, instaurazione di relazioni diplomatiche, operazioni di propaganda e controllo centralizzato di tutti gli aspetti importanti della società per rendere lo Stato Islamico una nazione a pieno titolo. Scritto lo scorso anno e denominato “Principi amministrativi per lo Stato Islamico”, il manuale ci fornisce una buona chiave di lettura per capire come una sezione di al-Qaeda sia riuscita a diventare l’organizzazione terroristica più ricca e spaventosa del pianeta.
In particolare ci si può rendere conto di come lo Stato Islamico non sia solo violenza e decapitazioni, per ottenere un discreto supporto della popolazione locale il gruppo guidato da al-Baghdadi si serve di argomenti legati principalmente alla vita quotidiana delle persone come la salute, l’educazione, il commercio, le infrastrutture e l’occupazione. Grazie a questo alacre lavoro mirato a radicarsi sul territorio i bombardamenti della Coalizione Internazionale diventano vani: l’ISIS è già più di un’accozzaglia di combattenti, è un regime che gode del supporto dei suoi sudditi.
L’aspetto militare non viene messo da parte ma inquadrato in un sistema più efficace. Con una separazione fra truppe regolari e veterani si stabilisce l’obbligo per i soldati più esperti di partecipare ogni anno a seminari di aggiornamento riguardanti l’utilizzo di armamenti più sofisticati e la pianificazione tattica militare. In questi seminari d’aggiornamento, che non è chiaro se siano già stati implementati o meno, ai veterani verranno fornite maggiori informazioni sulle armi a disposizione degli avversari e su come sfruttare le loro debolezze. Inoltre nel documento si menzionano campi di addestramento per bambini, forse gli stessi visti nei video di propaganda filtrati on-line negli ultimi mesi, con cui selezionarli per compiti minori come pattugliamenti e presidio dei checkpoint.
Uno dei punti più interessanti è senza dubbio quello in cui si evidenziano le due necessità primarie dello Stato Islamico, la creazione di una cultura unificata fra nativi e stranieri e l’isolamento di alcune zone per adibirle alla produzione di cibo o di altre necessità della popolazione. Per riuscire in questo intento il documento illustra una possibile divisione in province di tutti i territori sotto il dominio del Califfato e pone una grande attenzione sul tema della demografia, lo Stato Islamico infatti per sopravvivere avrà bisogno di un numero sempre maggiore di cittadini in grado di pagare i tributi. Uno Stato però non può reggersi esclusivamente sulle tasse e per questo il manuale auspica il controllo totale da parte dello Stato sulla produzione e sulla vendita di armi, oro, manufatti antichi e petrolio. Gli introiti saranno poi gestiti per assicurare alla popolazione cibo,acqua e beni di prima necessità. Notevole importanza viene attribuita all’educazione, considerata uno dei pilastri del Califfato. Il modello naturale è quello della sharia da insegnare alle nuove generazioni in modo che queste crescano con i valori giusti per vivere nello Stato Islamico. Infine sono presenti alcune linee guida per la politica estera, basata su sovranità interna e inviolabilità dei confini, e per la gestione dei media affidata direttamente ai vertici del Califfato.
Il documento è stato ottenuto dal ricercatore Aymenn al-Tamimi, uno dei più grandi esperti di Stato Islamico che nell’ultimo anno ha reso disponibili al pubblico numerosi file redatti direttamente da uomini dell’ISIS. Secondo molti analisti internazionali però la realizzazione del piano delineato dal documento sarebbe ancora lontana dal diventare realtà in virtù delle sconfitte in cui il gruppo islamista è incappato sul campo di battaglia. L’ex Generale degli Stati Uniti Stanley McChrystal ha definito il manuale “un’affascinante lettura per tutti i policymaker occidentali. Se guardiamo all’ISIS come una banda di killer psicopatici rischiamo drammaticamente di sottovalutarli”. Per Graeme Lamb, precedentemente a capo delle forze speciali britanniche, si tratta di un forte segnale per ridisegnare l’attuale strategia militare della Coalizione Internazionale. Lo Stato Islamico infatti si vede come l’unico vero rappresentante dei musulmani sunniti ed è fondamentale quindi che tutti i paesi sunniti del Medio Oriente si uniscano alla lotta contro di esso. “Vedere Daesh come un semplice obiettivo da colpire sistematicamente con forze che non appartengono al Medio Oriente significa non aver capito come condurre questa guerra. Deve essere la leadership sunnita a guidare l’offensiva con noi a darle supporto” è stato il commento di Graeme Lamb.