Pirati ebrei e isole dei Caraibi. Una storia poco conosciuta portata alla ribalta dal libro “Pirati ebrei dei Caraibi” di Edward Kritzler. Secondo lo studioso ebreo americano che vive in Giamaica, infatti, navi pirati guidate da ebrei hanno solcato i mari caraibici con nomi molto eloquenti: “La regina Ester”, “il profeta Samuele” e “Magen Avraham”. Gli obiettivi principali erano imbarcazioni spagnole e portoghesi. Spinti dalle enormi difficoltà in Europa che li ha visti costretti ad abbandonare la Spagna, molti ebrei trovarono rifugio nell’Impero ottomano, dove in breve tempo diventarono politici, mercanti e coltivatori di zucchero. Ma anche pirati.
Le loro gesta non sono note perché molti ebrei preferirono mantenere anonima la propria appartenenza religiosa. Kritzler racconta, però, che c’è un caso in cui questa riservatezza non è stata protetta, quello del capitano Moshe Cohen Hanarkis che assieme alla Compagnia Olandese delle Indie occidentali nel 1628 al largo di Cuba si rese protagonista dei uno dei colpi più sensazionali della storia della pirateria, riuscendo a derubare una flotta intera di navi spagnole. Una volta realizzata l’impresa prese tutti i “nuovi” soldati e costituì il suo gruppo di pirati su una piccola isola del Brasile.
La pirateria praticata da ebrei trova riscontro in alcune tombe presenti in Giamaica in cui sono incise scritte in ebraico e Maghen David. Almeno secondo Kritzler che racconta anche la storia di Rabbi Shmuel Palacci, uno dei leader della comunità ebraica marocchina, che ha partecipato alle attività dei pirati e combattuto contro navi spagnole, riuscendo a mantenere kasher le sue navi e praticando l’usanza ebraica di ma’aser – lasciare un decimo del proprio reddito ai più bisognosi- fuori dal suo bottino.
Altri studiosi, però, non appoggiano le teorie di Kritzler, sostenendo che non ci sono molti riscontri per affermare che gli ebrei abbiano fatto parte della storia della pirateria.