Pio XII era a conoscenza dello sterminio degli ebrei nei lager, mentre la “soluzione finale” era in pieno svolgimento.
L’importante rivelazione è stata fatta da Giovanni Coco all’inserto la Lettura del Corriere della Sera. Il noto archivista e ricercatore all’Archivio Apostolico Vaticano ha detto di aver scoperto una lettera del 1942 in cui un gesuita tedesco antinazista, Lothar König, parla esplicitamente all’allora Pontefice dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti.
La descrizione di König non lascia spazio a dubbi sulle atrocità che il Terzo Reich stava perpetuando nei confronti degli ebrei nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
La lettera, conservata nell’Archivio Apostolico Vaticano senza mai esser stata studiata, dimostra che Pio XII sapeva cosa stesse avvenendo nei campi di sterminio, soprattutto a Dachau e Auschwitz:
“Il nome di Dachau era già noto da molto tempo e dal gennaio 1941 era divenuto il campo di detenzione per il clero. E in realtà anche il nome di Auschwitz era conosciuto in Vaticano sin dal 1941. La novità e l’importanza di questo documento derivano da un dato di fatto: sull’Olocausto, stavolta si ha la certezza che dalla chiesa cattolica tedesca arrivavano a Pio XII notizie esatte e dettagliate sui crimini che si stavano perpetrando contro gli ebrei”.
Coco, inoltre, ha spiegato che König nel corso del secondo conflitto mondiale fu l’uomo di collegamento tra l’arcivescovo di Monaco, l’antinazista Michael von Faulhaber e il Vaticano. La familiarità del linguaggio utilizzato nella lettera ha portato l’archivista a sostenere che la corrispondenza andava avanti da diverso tempo.
Lo storico Michele Sarfatti ha definito la lettera “impressionante”:
“È evidente che König era a conoscenza dello sterminio e intendeva metterne al corrente il Papa. Pio XII era prigioniero. Non dei fascisti o dei nazisti, ma del passato suo e della Chiesa cattolica, secoli di pregiudizi nei riguardi del popolo ebraico. In un intervento del 2 giugno 1943, Pacelli commisera le persone assoggettate a “costrizioni sterminatrici” e in un passo successivo ricorda la tragica sorte del popolo polacco. Degli ebrei invece non fa menzione. Nei suoi discorsi il vocabolo “ebreo” non esiste, è come una sorta di buco nero”.
Sarfatti ha continuato:
“Pio XII non poteva fermare la strage. E credo che fosse molto addolorato per quanto avveniva. Ma rimase avviluppato nella ragnatela di una tradizione avversa agli ebrei. Nel frattempo l’antisemitismo razziale, diverso da quello religioso cattolico che mirava alla conversione, si era spinto fino alla strage di massa. La storia era andata più veloce rispetto alla capacità della Chiesa di comprendere quanto avveniva”.
Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli eletto papa il 2 marzo 1939 con il nome di Pio XII era conoscenza dello sterminio degli ebrei. Il 260º papa della Chiesa cattolica e 2º sovrano dello Stato della Città del Vaticano sapeva quanto stesse succedendo nei campi di sterminio.