Erano ormai tre anni che partecipavo con sentito orgoglio alla manifestazione del 25 Aprile per ricordare la liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Quella che per me rappresentava uno dei massimi momenti di orgoglio nazionale, con il tempo, sotto i miei occhi ancora da sognatore, si è trasformata purtroppo in una triste e amara farsa.
Passare da un’Italia fascista prima e alleata dei nazisti di Hitler poi per essere successivamente liberata dagli americani con il supporto dei partigiani italiani non è un retaggio che tutti i paesi possono esibire. Noi avevamo la possibilità di ricordare questa incredibile storia, fatta di gesti incredibili e sacrifici difficili anche solo da comprendere. Poi tutto è stato rovinato dai soliti antisemiti che al fuorviante grido di “Palestina libera” hanno buttato tutto nel più totale caos facendo definitivamente perdere la bussola agli organizzatori di questa storica manifestazione.
Ma cosa c’entrano i propalestinesi? E perchè definirli antisemiti?
A dir la verità, chiunque conosca la storia in questi giorni si sta chiedendo cosa c’entravano i palestinesi con la liberazione dell’Italia e cosa c’entrano oggi i propal con il ricordo di quel che accadde. Ma come? Non era Muhammad Amīn al-Husaynī, il Gran Mufti di Gerusalemme durante la Seconda Guerra Mondiale e la Shoah, uno dei più fedeli alleati di Adolf Hitler?
Al processo di Norimberga Husaynī, zio e mentore di Yasser Arafat, consapevole di quel che stava accadendo nei campi di sterminio, venne accusato da alcuni imputati addirittura di aver incitato il Führer a proseguire lo sterminio degli ebrei.
Nonostante il negazionismo di alcuni ottusi e irriducibili sostenitori della “causa palestinese” le prove del suo schieramento accanto ai nazisti è parte immutabile della storia. Le prove sono evidenti e sotto gli occhi di tutti.
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Ok ma perché definirli antisemiti?
La risposta ad una domanda che anche io mi sono fatto è in verità molto semplice. Se è vero infatti, come ha detto il Presidente emerito Giorgio Napolitano, che dietro all’antisionismo a priori si nasconde il mostro dell’antisemitismo è vero pure che chi nega a prescindere e per qualsiasi collegamento, anche il più effimero, con Israele a chi è ebreo, sionista e/o israeliano di sfilare in una marcia pacifica per me merita di essere considerato come un’antisemita. Figuriamoci poi se parliamo degli stessi che esaltano i terroristi del FPLP e vogliono riconquistare TUTTA la Palestina (dal Giordano al Mar Mediterraneo, Juden Frei per intenderci meglio).
Come privato cittadino avevo partecipato negli anni scorsi con entusiasmo a questa manifestazione, coinvolgendo amici e ragazzi più giovani, ancora convinto che ricordare il gesto eroico dei tanti ragazzi ebrei e non che parteciparono alla liberazione sotto la storica insegna della Brigata Ebraica avesse un valore importante da difendere e custodire. Oggi questo non è più possibile. Almeno non al fianco di questi loschi personaggi che mistificano la storia a proprio appannaggio.
Già dopo quanto avvenuto nell’ultima edizione del 2014, durante la quale al rappresentante della stessa Brigata non fu consentito di parlare dal palco, una situazione ad dir poco incandescente ha rischiato di esplodere in veri e propri scontri di piazza. Insulti gratuiti e un corteo gremito di bandiere palestinesi messe lì appositamente per provocare chi non ha la memoria corta è un gesto intollerabile che gli organizzatori per troppo tempo hanno coscientemente voluto sottovalutare e rendere possibile.
La Brigata Ebraica, per quanto abbia all’interno del proprio stemma il Maghen David, non c’entra nulla con Israele (all’epoca lo Stato moderno di Israele ancora non esisteva). Ma anche se fosse, giuste o sbagliate che siano state le politiche dello Stato d’Israele, in tutti i governi che lo hanno guidato, non giustificano questo ostracismo partigiano fatto di preconcetti e ignoranza. Tanta ignoranza. Tutto ciò non c’entra nulla con il sacrosanto diritto dei sostenitori della Brigata Ebraica ad essere presenti in qualsiasi manifestazione in ricordo della liberazione dell’Italia, perché loro oggettivamente contribuirono alla creazione del nostro Paese, i palestinesi invece erano dall’altra parte della barricata. E allora qual è il diritto dei palestinesi a stare lì?
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Anche io, nonostante tutto, avrei voluto essere lì il 25 Aprile. Anche solo per non lasciare libero il campo a questi professionisti dell’odio nei confronti d’Israele. Ci ho riflettuto molto e oggi non sono più disposto a sfilare in quella che sembra più una falsa manifestazione per la pace (pace che i provocatori con kefiah evidentemente non vogliono). Troverò un modo che sento più “mio” per ricordarli. Non sono più disposto a vedere l’inconcepibile connivenza degli organizzatori che permettono lo sventolare della bandiera dei terroristi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina al fianco di quella dell’ANPI. Rabbrividisco ancora al pensiero di quanti eroici partigiani hanno dato la vita per noi e oggi si stanno rivoltando nella tomba al pensiero di essere affiancati a terroristi del calibro di Abu Ali Mustafa. Umberto Terracini, Eugenio Calò, Eugenio Curiel e tanti altri padri fondatori della nostra patria non meritano questa infamia.
I palestinesi tanto osannati da questi cialtroni, fatti passare per partigiani, non sono partigiani. Sono terroristi!
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Con quale coraggio e per quale motivo il Presidente Nassi e chi lo sostiene permette tutto questo, ancora mi è oscuro. Un dubbio mi viene ma preferisco tenerlo per me. Ciò detto, nonostante continuerò a portare il massimo rispetto a chi ha combattuto per liberare il nostro Paese, a chi ha lasciato la propria casa e ha donato la vita per concederci oggi la libertà, non ho intenzione di rendermi un compiacente compare di questa farsa che ormai ha solo del ridicolo. Sfilino da soli insieme alla propria ipocrisia e mediocrità.