I quotidiani italiani non affrontano l’argomento e dalle nostre agenzie non ci arriva la maggior parte delle notizie sulla situazione degli ebrei francesi. Sono figli di una comunità che si sta prosciugando, che emigra per paura e per null’altro. Negli ultimi anni ne hanno subite di tutti i colori, dagli accoltellamenti alle sparatorie, dai rapimenti con torture a attacchi terroristici verso i bambini. Sembra di descrivere uno tra i più spietati stati islamici e invece si sta parlando di un paese che confina con il nostro. Fa impressione, perché quello che stanno subendo gli ebrei francesi non è altro che un ennesimo pogrom europeo, uno moderno.

L’ultimo avvenimento di cui si è a conoscenza risale alla notte di Natale, quando un proiettile è stato sparato verso la vetrina di un ristorante kosher a Parigi, a soltanto un chilometro di distanza dalla sinagoga verso cui avevano sparato soltanto tre giorni prima, rompendo la finestra dell’ufficio del rabbino.

La situazione è agghiacciante e nessuno sta facendo nulla per arginarla. La comunità ebraica di Parigi è arrivata allo stremo e molti componenti hanno già fatto le valige alla volta di Israele o di altri paesi più vivibili. Gli ebrei francesi hanno ormai paura di vivere ed esprimere la propria fede. Ne è testimone una coppia di ebrei che si trovava di passaggio all’aeroporto di Fiumicino quando un gruppo di correligionari accendevano la chanukkiah (il candelabro della feste dei lumi) vicino allo spazio espositivo israeliano di Roma verso Expo, al terminal 3: “Perché stanno accendendo la chanukkiah qui, non avete paura?”, ha chiesto la moglie agli organizzatori.
“No, paura di cosa?”. “Di nulla”, ha ribattuto la donna, “è solo che a Parigi non c’è tutta questa libertà, non più”.