L’Iran è la negazione dei valori sportivi, del vivere civile, del rispetto e della sensibilità.
Non riconoscere Israele è più importante che gareggiare e magari vincere una competizione internazionale. Anzi è più importante di consegnare la vittoria automatica agli atleti israeliani.
Va letto così il rifiuto dell’iraniano Saeid Sadeghianpour di fronteggiarsi contro il lottatore di taekwondo israeliano Adnan Milad alle Paralimpiadi di Parigi, che rientra nel più generale boicottaggio di Teheran nei confronti dello Stato ebraico.
Era tutto pronto per l’incontro tra Sadeghianpour e Milad nella categoria maschile under 63 kg, ma l’odio iraniano per Israele non he permesso che il tutto si svolgesse come da programma.
L’Iran non è nuova a questi abbandoni. La lista è talmente lunga, che potrebbe diventare una stancante sfilza di episodi.
Per questo la nostra redazione ha deciso di portare alla vostra attenzione quanto successo nel 2017 a due giocatori iraniani, che subirono diverse critiche nel loro paese dopo aver disputato con la maglia del club calcistico greco Panionios una partita di qualificazione all’Europa League contro il Maccabi Tel Aviv.
In un primo momento i due vennero puniti dalla Federazione con la squalifica a vita dalla nazionale iraniana, salvo rientrare qualche tempo dopo nelle proprie posizioni in seguito alle proteste social e l’avvio di un’indagine da parte della FIFA.
L’Iran non riconosce Israele e da anni sta cercando di diventare il capostipite della lotta per la sua distruzione, utilizzando (anche) lo sport per la sua campagna contro Gerusalemme.
Il silenzio con cui lo fa è assordante. Tutti i movimenti di piazza, social, culturali e politici che si mobilitano contro Israele, improvvisamente perdono ogni capacità di azione nel criticare Teheran per lo sfruttamento di una competizione sportiva per delegittimare lo Stato ebraico.
Senza dimenticare che sono decine le persone che il governo iraniano ha giustiziato in patria dall’inizio dell’anno.