Il cinquantesimo anniversario della svolta nei rapporti fra ebrei e cristiani, costituita dalla Nostra Aetate del Concilio Vaticano II, sarà sicuramente ricordato per la dura condanna nei confronti dell’antisemitismo da parte di Papa Francesco. Per il pontefice, che ha ricevuto una delegazione del World Jewish Congress, attaccare gli ebrei è antisemitismo così come lo è anche delegittimare apertamente lo Stato d’Israele che ha il diritto di esistere in sicurezza e prosperità.
Papa Francesco si è appellato al dialogo inter-religioso per combattere l’avanzata dell’estremismo religioso ed ha ricordato l’importanza della Nostra Aetate che ha rivoluzionato il modo in cui la Chiesa si è rapportata con le altre religioni, in particolare con quella ebraica.
Presenti in piazza San Pietro rappresentanti di tutte le maggiori fedi religiose. La delegazione del World Jewish Congress era particolarmente ampia perché in coincidenza con l’anniversario il Parlamento mondiale ebraico ha scelto di tenere la sua annuale conferenza a Roma.
Il Presidente del WJC Ronald Lauder ha elogiato il Papa per il decisivo ruolo di sostegno al popolo ebraico, per la sua condanna all’antisemitismo e lo ha definito “una fonte di ispirazione per il suo calore e la sua compassione”.
Rav David Rosen dell’American Jewish Committee, da tempo partner del Vaticano nel campo del dialogo inter-religioso, è intervenuto affermando che dopo duemila anni di rapporti tossici che hanno infine reso possibili gli orrori della Shoah, le due fedi ora condividono una splendida amicizia. “Non c’è nessun rapporto, non importa quanto negativo o avvelenato, che non possa trasformarsi in una benedizione reciproca.”