Il terrorismo palestinese continua a far salire le tensioni con Israele in Medioriente. Dopo i diversi attentati contro lo Stato ebraico, di cui quattro hanno causato la morte di 14 persone, i terroristi palestinesi perseverano nel colpire simboli ebraici.
Dove per simboli ebraici leggasi la tomba di Josef (Giuseppe), che si trova a Shechem, città nominata nella Torah e che nella vulgata contemporanea ha preso il nome di Nablus, nella West Bank, devastata per ben due volte negli ultimi giorni.
Un atto vandalico antisemita che ha trovato la reazione del premier Bennett, che ha condannato l’accaduto:
“Palestinesi hanno vandalizzato e incendiato la notte scorsa la Tomba di Josef (Giuseppe) con l’intento di profanare un sito considerato sacro dagli ebrei. Non rimarremo inerti dopo un atto del genere, perpetrato alla vigilia delle festività pasquali. Individueremo i colpevoli e ricostruiremo tutto ciò che è stato distrutto, come facciamo sempre”.
Non è la prima volta che la Tomba di Josef subisce attacchi. Nel 2014 venne data alle fiamme, così come nel 2015. Anni prima, nel 1996 e nel 2000, venne distrutta da fanatici islamici.
Perché la Tomba di Josef è spesso fatta oggetto di devastazioni da parte dei terroristi palestinesi?
Perché Josef è figlio di Giacobbe, uno dei tre patriarchi e colui cui fu cambiato il nome in “Israele”, che certifica la presenza ebraica nella West Bank, rivendicata dai palestinesi.
La tomba di Josef, in estrema sintesi, è la prova che il popolo ebraico ha sempre vissuto nell’area, cosa inaccettabile per tutto il mondo palestinese.
Per di più, la tomba si trova in zona sotto giurisdizione dell’Autorità Palestinese, che secondo accordi con Israele datati 2000 sotto il governo Barak, avrebbe il compito di proteggerla.
Che siano questi i motivi per cui diversi media non fanno menzione dei continui attacchi palestinesi contro la Tomba di Giuseppe?
Sarebbe tanto sconveniente dire che il popolo ebraico ha sempre vissuto in quella parte del mondo?
Evidentemente sì…