La rivelazione è stata fatta dalla Bild, la conferma è arrivata dal ministero delle finanze, l’approfondimento è stato realizzato dallo Spiegel.
Si tratta dei tre soggetti protagonisti di una faccenda che ciclicamente torna a far discutere in Germania: la provenienza di migliaia di opere d’arte presenti nel paese di cui però non si conosce la provenienza.
A oggi sono circa 2500 le opere che si trovano nei depositi del governo tedesco o in musei e uffici di istituzioni pubbliche che potrebbero avere una provenienza oscura.
Dove per tale dicitura leggasi tutti gli oggetti d’arte trafugati dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale per lo più a famiglie ebraiche. Il tema è ricorrente in Germania che, però, non sembra avere come priorità la risoluzione del problema, nonostante l’adesione di Berlino all’Accordo di Washington, datato 1998, anno in cui 40 stati firmarono un impegno per gettare luce sui crimini “artistici” del Terzo Reich e per cercare un’intesa con gli eredi delle vittime.
La questione, però, è che questo accordo non è legalmente vincolante: rappresenta esclusivamente una dichiarazione di intenti che di fatto non ha portato ha grossi risultati.
Riguardo a questo tema spinoso, nei giorni scorsi il direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, ha fatto un appello chiedendo la restituzione del “Vaso di Fiori” di Jan van Huysum, un olio del Settecento trafugato al museo di Firenze dall’esercito di Hitler e attualmente in possesso di una famiglia tedesca.
Mentre per il “caso fiorentino” la questione è privata e complessa, per le opere presenti in Germania la non risoluzione del problema è figlia della scarsa volontà e delle rigidità burocratiche.