Dieci anni dall’Operazione Orchard, uno degli attacchi preventivi più cruciali della storia di Israele

Nel 2007 l'allora premier israeliano Olmert fermò lo sviluppo del reattore nucleare siriano

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Rebecca Mieli
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Medio Oriente

Dieci anni dall’Operazione Orchard, uno degli attacchi preventivi più cruciali della storia di Israele

Nel 2007 l'allora premier israeliano Olmert fermò lo sviluppo del reattore nucleare siriano

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Operazione Orchard (frutteto). Nel 2007, mentre il Consiglio di Sicurezza ONU varava diverse risoluzioni contro l’Iran a causa delle attività di arricchimento dell’Uranio su scala industriale, un’altra nazione attirò l’attenzione di Israele per le attività compiute nel medesimo ambito.

Israele scoprì che la Siria stava costruendo un reattore nucleare: già dal 2002 il Mossad aveva intercettato una serie di conversazioni tra la Corea del Nord e la Siria riguardante una collaborazione in ambito nucleare, ma solo nel 2007 emersero i dati lampanti della costruzione di un reattore nucleare clandestino per la produzione di plutonio, nella regione del Dayr az Zawr (a 140 km di distanza dal confine iracheno, sulla sponda est dell’Eufrate).

La sorpresa di tale scoperta derivò da una parte dalla grande enfasi con cui Israele aveva cercato di mettere sotto i riflettori della comunità internazionale il programma nucleare iraniano, che in quel momento sembrava la minaccia più preoccupante e che aveva finito per monopolizzare l’attenzione dei servizi segreti; dall’altra dalla scarsa fiducia riposta nelle capacità di leadership di Bashar Al-Assad, che aveva preso le redini del paese alla morte del padre ma che non era considerato alla sua altezza.

Israele non si concentrò con sufficiente attenzione sulla cooperazione tra Siria e Corea Del Nord, pensando, da un lato, che la crisi economica e l’arretratezza siriana avrebbero tenuto il nuovo leader lontano dall’impegnarsi in una costosa nuclearizzazione del paese, e dall’altro che la lunga serie di visite di Ahmadinejad e Mohsen Fajgrizadeg-Mahabadi a Damasco fossero soltanto una successione di occasioni per rinnovare un’alleanza già consolidata da anni.

Il dibattito tra le forze militari, l’intelligence e il governo israeliano si tradusse in un vano tentativo di chiedere l’assistenza statunitense per la distruzione del reattore di Al-Kibar. Bush si oppose fermamente alle richieste di Olmert, che dopo una serie di fallimenti politici avrebbe avuto l’occasione di riconquistare la fiducia del paese.

Il presidente statunitense non volle in alcun modo partecipare ad un ennesimo attacco contro un paese arabo. Per questo motivo il leader israeliano convocò un team di specialisti militari e scienziati per valutare l’ipotesi di un attacco militare.

Ignorare il reattore avrebbe significato la nascita di un “nuovo Iran” in Siria, una nazione ostile nuclearizzata e fuori controllo, ma questa volta al confine con Israele. Il reattore, probabilmente solo all’inizio della costruzione, venne valutato da Israele come un simbolo per impressionare i paesi vicini, non certo come l’avvio di un programma nucleare con fini non pacifici, ma l’implicita accettazione della presenza di questo sito avrebbe comportato la costruzione di altri reattori in ulteriori nazioni arabe.

Olmert era comunque determinato ad attaccare: voleva ripristinare in pieno il senso della missione difensiva dell’esercito israeliano, demoralizzato dall’esito della guerra in Libano, e voleva inviare un segnale netto e deciso ad Ahmadinejad, che si stava approssimando a iniziare il secondo mandato come leader dell’Iran. Dopo una serie di incontri tra Israele e Stati Uniti, Bush accettò l’idea che il reattore siriano rappresentasse una minaccia all’esistenza di Israele, e che in questo caso un attacco militare potesse essere giustificato.

Olmert decise di rafforzare la propria posizione con un ultimo incontro negli Stati Uniti, dove avvertì Bush dell’attacco imminente, ricordandogli di come l’attacco contro il reattore nucleare iracheno di Osirak (1981) fosse stato in un primo momento condannato dall’amministrazione Reagan per poi essere invece ritenuto di fondamentale ausilio solo dieci anni dopo, in occasione della la Guerra del Golfo.

Nella notte tra il 5 e il 6 Settembre del 2007 l’aviazione israeliana entrò nello spazio aereo siriano e bombardò il reattore, portando a termine la missione con successo. Il presidente Olmert ottenne una delle più importanti vittorie della sua carriera, mostrando una determinazione che non era emersa durante la guerra libanese e riuscendo in una delle operazioni militari più critiche della storia dello stato ebraico.

Tratto da L’EFFETTO DEL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO SUL DIBATTITO POLITICO IN ISRAELE, di Rebecca Mieli

 

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