Onu indaga su illecito di Francesca Albanese, Relatrice Speciale per i palestinesi

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David Spagnoletto
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Antisemitismo

Onu indaga su illecito di Francesca Albanese, Relatrice Speciale per i palestinesi

In un mondo normale, questo articolo non avrebbe dovuto vedere la luce. Scriverlo rappresenta una delle sconfitte del nostro tempo, che vive di cortocircuiti e non di logica, di opinioni strettamente personali spacciate per verità, di persone sbagliate che ricoprono ruoli giusti.

Perché se Francesca Albanese è ancora in sella sulla poltrona di Relatrice Speciale Onu per i palestinesi, più di qualcosa non è andato come avrebbe dovuto.

Se Francesca (Albanese) sostiene la causa palestinese è libera di farlo, ma se a sostenerla è (Francesca) Albanese delle Nazioni Unite, questa libertà non è più tale.

Non è più tale dal novembre 2022, quando (Francesca) Albanese intervenne da remoto a una conferenza organizzata da Hamas a Gaza, dicendo: “Avete il diritto di resistere”.

Un gruppo terroristico non può avere il diritto di resistere, non può esser legittimato da chi dovrebbe essere superpartes. Il 2022 avrebbe dovuto rappresentare l’ultimo anno della carriera dell’Albanese all’interno delle Nazioni Unite. E invece quasi due anni dopo ci ritroviamo a parlare di un’indagine a suo carico promossa da United Nation Watch, il cui direttore esecutivo, Hillel Neuer, ha invitato il consesso composto da 47 nazioni a rimuovere il mandato di Albanese per le sue ripetute dichiarazioni a favore di Hamas incitando l’antisemitismo, azioni per le quali ha già ricevuto le condanne di Francia, Germania e Stati Uniti:

“Francesca Albanese abusa della sua posizione all’interno delle Nazioni Unite per vomitare antisemitismo e la propaganda di Hamas, sui social, in tv e nei suoi resoconti”.

L’United Nation Watch ha promosso due petizioni, una per rimuovere l’Albanese dal proprio incarico, l’altra per sciogliere e sostituire l’UNRWA (clicca qui)

Non solo accuse che alcuni potrebbe definire “partitiche”, perché l’Onu ha avviato un’indagine a carico di Francesca Albanese, per determinare se abbia ricevuto in maniera illegale 20mila dollari in finanziamenti da organizzazioni che sostengono Hamas, per pagare un suo viaggio in Australia e Nuova Zelanda, nel corso del quale ha fatto pressioni su un fondo pensione locale per fare disinvestimenti in Israele.

(Francesca) Albanese risponde che il viaggio è stato pagato dalle Nazioni Unite, che attraverso un portavoce si sono rifiutate di confermare.

Una conferma pare essere arrivata sì, ma per contraddire la Relatrice Speciale Onu per i palestinesi, e arriva da un gruppo australiano pro-Hamas, che si è vantato di aver “finanziato” il suddetto viaggio.

Non solo, perché a creare imbarazzo attorno a (Francesca) Albanese c’è anche il suo ultimo libro in cui sostiene la causa palestinese e demonizzare Israele.

Il titolo entra nel novero dei cortocircuiti del nostro tempo: “J’accuse”, che vuole riecheggiare l’editoriale di Emile Zola per condannare l’antisemitismo nel processo Dreyfus.

Emile Zola non andrebbe scomodato e invece la storia contemporanea permette a piccoli personaggi di eleggersi a mostri sacri.  

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