Sono mesi che osserviamo paralizzati gli orrori commessi dallo Stato Islamico. Il meticoloso lavoro di regia con cui sono prodotti i video girati dai soldati del Califfato fa sorgere numerose domande ma oggi non è questo il punto. Atti così barbari e crudeli non si vedevano dai tempi del regime nazista: donne vendute come schiave, minoranze etniche, religiose e politiche massacrate, minori crocifissi per non aver rispettato il Ramadan, nemici del Califfato sottoposti a brutali esecuzioni, tutto questo solo per attirare la nostra attenzione e imporre il terrore nelle menti degli occidentali.
Il mondo libero ha inviato i suoi bombardieri e ha ottenuto qualche piccolo successo. Allo stesso tempo il mondo libero si è impegnato nel cercare di soddisfare l’altro grande Califfato, quell’Iran desideroso di ottenere il nucleare per poter realizzare i suoi sogni di gloria che non gli permettono di accontentarsi della terra a sua disposizione.
Il mondo libero è rappresentato dagli Stati Uniti d’America e diciamocelo chiaramente, l’attuale leader che governa il paese più potente al mondo non è all’altezza del ruolo che ricopre. Obama e la sua amministrazione sono direttamente responsabili del fatto che video contenenti crimini contro l’umanità vengano inviati su base settimanale ai media internazionali. Sono responsabili perché finora l’ISIS non è stato combattuto con tutta la forza possibile.
Il Presidente degli Stati Uniti ha sempre rappresentato nell’immaginario collettivo il leader del mondo libero, una posizione vincolante da cui derivano responsabilità a cui Obama si è sottratto con la scusa del prezzo pagato dall’America negli interventi militari in Afghanistan e Iraq. Chi l’avrebbe mai detto che un Presidente americano avrebbe rinunciato all’immagine di “poliziotto del mondo” che gli Stati Uniti si sono guadagnati alla fine della Seconda Guerra Mondiale?
L’ammassarsi di atti di terrore rimasti impuniti e l’accettazione di un patto poco vantaggioso con l’Iran non possono essere una coincidenza. E’ un’intenzionale politica tesa ad evitare qualsiasi conflitto ad ogni costo. Sappiamo benissimo quanto sia stata disastrosa la scelta di Neville Chamberlain di tentare la politica dell’appeasement con Hitler. Molto meno invece si è dibattuto sulla scelta isolazionista degli Stati Uniti durante i primi anni della Seconda Guerra Mondiale: se i giapponesi non avessero attaccato Pearl Harbor nel Dicembre 1941, circa due anni dopo l’inizio delle ostilità in Europa, non è chiaro se gli americani avrebbero deciso di entrare in guerra e aiutare una Gran Bretagna che difficilmente avrebbe retto da sola lo scontro con il Terzo Reich.
Oggi rischiamo di trascinarci verso una situazione simile perché il mondo libero non ha un vero leader alla Casa Bianca. L’assenza degli Stati Uniti al comando dell’Occidente in tempi incerti come questi è un pericolo per tutti. Non possiamo vivere in un mondo dove crimini contro l’umanità vengono perpetrati davanti ai nostri occhi, non possiamo far cresce i nostri figli in un mondo dove “i cattivi” non ricevono un’adeguata punizione.
Se abbiamo fallito nell’apprendere la storia allora dobbiamo per forza imparare dalla realtà in cui siamo stati catapultati con l’avvento del Califfato islamico. L’Occidente deve rendersi conto di quanto lo Stato Islamico sia una minaccia concreta. L’ISIS non è forte e non ha le stesse risorse dell’Iran, per questo può essere abbattuto con uno sforzo relativamente minore, ma le manie di grandezza dei suoi affiliati prima o poi lo faranno agire contro l’America in una Pearl Harbor del nuovo millennio. Nel frattempo a pagare il prezzo più alto, come al solito, è il Medio Oriente e i suoi abitanti lasciati soli nonostante le grida di dolore.